Capsulismo industriale: le pompe da vuoto

I tipi essenziali di pompe da vuoto si possono sostanzialmente ridurre a due, vale a dire le pompe rotative e quelle a diffusione. Le prime sono delle pompe che in genere si caratterizzano per il loro capsulismo e che vengono lavorate con buona precisione delle superfici metalliche coniugate e riempite di olio con il doppio scopo di lubrificazione e di tenuta. Per ottenere vuoti più spinti si usano spesso le pompe rotative a due stadi disposti in serie. Le pompe a diffusione, invece, non hanno delle parti meccaniche in movimento, ma soltanto dei getti di vapore di olio che catturano le molecole di gas; queste ultime sono poi compresse verso lo scarico, una operazione che non avviene direttamente all’ambiente, visto il fortissimo rapporto di pressioni, ma usando come primo stadio una pompa rotativa.

Le pompe a diffusione necessitano solo di riscaldamento dell’olio (la piastra elettrica sotto il fondello) e di un raffreddamento dei vapori lungo le pareti. Si usano in genere delle pompe a due e tre stadi di diffusione. Per consuetudine, comunque, la portata delle pompe in questione si esprime in metri cubi rapportati all’altezza, misurati alla pressione atmosferica; quella delle pompe a pressione, al contrario, beneficia di un calcolo che prende in esame i litri e i secondi.

Nel caso in cui gli impieghi siano particolari, risulteranno utili i vari tipi di pompe intermedie (in tal caso vanno ricordate quelle meccaniche a lobi), chiamate in questa maniera perché danno il massimo di portata in un campo di pressione intermedio tra quelli delle pompe che sono state appena menzionate. Una variante interessante è quella delle pompe da vuoto “aspiratore di Bunsen”: si tratta di tubi muniti di strozzatura e che contengono un altro tubo percorso da acqua e troncato all’altezza della strozzatura. In questo caso, il gas che si immette nel primo tubo al di sopra della strozzatura può essere aspirato dalla corrente liquida nel secondo tratto di tubo.