Il contributo della Basilicata all’inquinamento industriale

La condanna subita dall’Italia in merito all’inquinamento industriale è ormai cosa nota.

Ma è possibile individuare delle responsabilità maggiori rispetto ad altre? La Basilicata è una delle regioni più coinvolte in tal senso: in effetti, vi sono ben ventiquattro siti lucani, tra cui l’inceneritore Fenice, che si sono resi protagonisti di emissioni eccessive di anidride carbonica nell’atmosfera, ragione per la quale alcuni di essi sono ora in fase di manutenzione; se il nostro paese non è riuscito a rientrare nei parametri ambientali è anche a causa delle mancate autorizzazioni integrate ambientali di questi luoghi della regione meridionale.

La Corte di Giustizia Europea è stata inflessibile e ora toccherà rimboccarsi le maniche per dimostrare che la salvaguardia ambientale è una delle priorità dell’industria della Basilicata. Altre quattro regioni italiane sono direttamente coinvolte, ma il caso lucano merita un cenno particolare: in questo caso, infatti, la materia è stata ritenuta troppo complessa e il rilascio delle autorizzazioni è avvenuto in colpevole ritardo.

Ora si parla di nuovi stanziamenti per 151mila euro, una sorta di volontà di recuperare dopo la pessima figura a livello nazionale e comunitario. Occorrerà vedere come sarà evoluta la situazione da qui ai prossimi mesi, tutti si professano disponibili a qualsiasi cosa per l’ambiente, ma spesso all’atto pratico mancano i risultati concreti.