Funzionamento e impieghi dei capsulismi

I tubi di aspirazione e di mandata si innestano in maniera diretta, senza l’utilizzo di alcun tipo di valvola e a una capsula fissa.

All’interno di quest’ultima, poi, gli organi mobili creano una camera di volume gradatamente crescente fino a un massimo: questa stessa camera trasporta e comprime il fluido nella condotta di mandata, riducendosi in modo progressivo di volume. I vantaggi di tali capsulismi sono presto detti. In effetti, la costruzione è davvero molto semplice, inoltre il peso è limitato e la marcia può essere invertita. L’unico inconveniente, invece, è rappresentato dal fatto che le parti striscianti tendono a logorarsi, causando quindi dei difetti di ermeticità.

Le tipologie più diffuse sono sostanzialmente due: cerchiamo dunque di approfondirne nel dettaglio le caratteristiche più importanti e le potenzialità. La prima tipologia è quella cosiddetta Root. In questo caso, il capsulismo è contraddistinto da due ali a forma di numero otto, i quali ruotano in senso inverso e riescono a mantenersi molto bene in contatto reciproco, oltre che con l’involucro che si trova all’esterno. La pressione che viene richiesta in tal senso è comunque inferiore ai mille millimetri di acqua ed è per questo motivo che esso si classifica tra i ventilatori ed è usato e sfruttato per le fucine. Tra l’altro, il Root decresce piuttosto rapidamente per le pressioni più alte. La seconda tipologia, al contrario, reca la denominazione di Demag.

L’esempio in questione è costituito da un tamburo, il quale ruota eccentricamente rispetto al senso che assume la capsula cilindrica; in aggiunta, esso viene a essere munito di appositi intagli radiali, in cui per l’appunto vanno a scorrere le lamine d’acciaio a causa della forza centrifuga. Le stesse lamine, inoltre, sono capaci di fare tenuta sulla capsula. Anche in questo caso può giovare qualche dato tecnico, vale a dire la pressione pari a tre chilogrammi per centimetro quadro e una portata massima di quaranta metri cubi al minuto.