Industria tessile: la seta greggia

A seconda del diametro delle bave, della tenacia, dell’elasticità e dell’uniformità del filo, le sete gregge possono essere distinte in ben sette categorie: si tratta della seta di marca (detta anche “exquis”), della seta extra, di quella classica, della seta reale, della seta semi-reale, della seta realina e della seta scarto. La seta greggia può essere adoperata in maniera diretta per la confezione dei tessuti, ma, in genere, prima di essere avviata alla tessitura vera e propria, viene sottoposta ad altre lavorazioni allo scopo di ottenere un filato più uniforme e resistente.

La serie delle lavorazioni industriali comincia con l’immersione della seta greggia in acqua saponata calda; nel corso di questa operazione (definita come “cottura”) vengono eliminate la sericina e le impurità. In questa maniera, la seta perde dal 10 al 25% del proprio peso, una operazione fondamentale. Allo scopo di compensare questa stessa perdita, si usa a volte praticare la carica che consiste nel far assorbire dalla fibra sostanze minerali e organiche (dato che la seta troppo caricata perde la sua resistenza e si deteriora molto facilmente). Dopo la cattura, la seta viene svolta dalle matasse e raccolta su rocchetti (incannatura); viene quindi svolta nuovamente dai rocchetti dell’incannatoio e passati su altri rocchetti (stracannatura).

Durante quest’ultima operazione, poi, il filo viene fatto passare attraverso una sottile fessura allo scopo di eliminare i nodi, gli ingrossamenti e molto altro. Dopo una prima torcitura, il filo viene sottoposto alla binatura che consiste nell’accoppiare due o più fili allo scopo di ottenere un filato più resistente. Il filato ottenuto in tale maniera subisce la ritorcitura e viene quindi raccolto su aspi e confezionato in matasse. I cascami della seta (bozzoli difettosi, struse, residui di filatura e altro ancora) vengono sottoposti a una serie di operazioni che hanno il fine ultimo di ottenere filati e ovatte.