Organi meccanici: bulloni, rosette e viti

Bulloni, rosette e viti sono così diffusi che una loro trattazione sembra quasi scontata, ma un loro approfondimento permetterà di smentire questa frase. Quali sono gli elementi essenziali di questi organi meccanici? Anzitutto, si può cominciare a dire che i bulloni sono formati da una vite a testa che è di forma comunemente esagonale: essa, inoltre, è fornita di un dado. Il dado stesso, poi, può essere assicurato per mezzo di una rosetta elastica, ma anche di un controdado, di una copiglia, soprattutto quando la presenza di vibrazioni riesce a far temere per il possibile allentamento. La filettatura che viene ordinariamente usata è quella a profilo triangolare, la quale, avendo un rendimento molto basso, riesce ad assicurare meglio il collegamento in questione.

Le rosette, invece, possono essere tipicamente piane: queste ultime servono a ripartire su una più ampia superficie il carico del bullone stesso. Ma esistono anche le rosette sagomate, vale a dire quelle che sono solitamente sfruttate per le ali dei profilati. Le ultime due tipologie, poi, sono presto dette: si tratta delle rosette di sicurezza, ovvero quegli organi che evitano lo svitamento attraverso un’opportuna ripiegatura di un lembo, e delle rosette elastiche, le quali scongiurano il medesimo problema mediante la propria reazione elastica. Le viti più diffuse sono di due tipi.

Le viti mordenti, ad esempio, vengono utilizzate in situazioni particolari: in effetti, nel caso in cui la vite dovesse essere sprovvista di dado, ma garantisse comunque l’impanamento in un foro lavorato a madrevite, allora si sfruttano queste viti, le quali hanno una testa esagona (cilindrica, tonda o anche svasata), oltre agli intagli che servono per agire con il cacciavite nell’ipotesi di diametri molto piccoli. Infine, non si può non parlare delle cosiddette “viti prigioniere”. Se la vite manca di testa e presenta una filettatura alle due estremità, una di queste viene fissata in un foro cieco lavorato a madrevite (si parla in tal caso di “radice”).