I sistemi e gli organi di arresto

Gli organi di arresto rivestono ovviamente un ruolo molto importante nell’ambito industriale.

Ad esempio, l’arpionismo ha il compito di impedire la rotazione di un organo in un determinato verso, pur consentendola in quello opposto: esso viene sostanzialmente formato da un nottolino (una stanghetta di legno per le chiusure) e da una ruota a dentatura speciale. Il numero dei denti è variabile intorno alla decina. Il lato della lunghezza può essere di due tipi, o radiale o inclinato di circa dieci gradi. Utilissimo è anche il freno a ceppo, una puleggia che viene realizzata in ghisa e con un corpo in legno. La puleggia stessa può essere di vario tipo, ad esempio a corona liscia oppure a gola cuneiforme e semiaperta.

Il freno a nastro, al contrario, presenta una puleggia in ghisa e un nastro in acciaio con carico di sicurezza fino a otto chilogrammi per millimetro cubo. La larghezza è inferiore agli ottanta millimetri con un coefficiente d’attrito pari a 0,18. Nel freno a nastro differenziale, inoltre, la forza ammette un piccolo braccio e fornisce un momento concordante. Non si può, poi, non parlare del freno ad espansione: quest’ultimo viene a essere costituito da un tamburo in acciaio che contiene al suo interno due ceppi fulcrati. Con la rotazione dell’eccentrico si spingono i ceppi stessi contro il tamburo: essi sono caratterizzati da lega leggera e da guarnizioni di ferodo.

Alla lunghezza della zona di contatto si dà un valore per cui la pressione risulti compresa tra due e cinque chilogrammi per centimetro cubo. La trattazione, infine, può essere completata da altri tipi di strumenti: esistono, infatti, i freni e le frizioni a molla avvolgente, quelli a disco singolo (per l’accoppiamento di una puleggia o di un albero), i moduli elettromagnetici, i freni negativi a mancanza di corrente (adatti per la sicurezza delle applicazioni) e i freni e le frizioni di tipo pneumatico.