La vulcanizzazione della gomma elastica: l’ebanite

L’ebanite è la sostanza che si ottiene dalla vulcanizzazione della gomma elastica con una forte quantità di zolfo (quaranta parti circa su cento di gomma) per otto ore a 140-160 gradi e mescolandola con sostanze minerali polverizzate, come ad esempio la creta, l’ossido di zinco, il carbonato di piombo, lo spato pesante, la magnesia, l’argilla, i colori minerali e, talvolta, anche con la gommalacca, l’asfalto e le resine: tutto dipende ovviamente dal fatto che si voglia ottenere un prodotto più o meno duro oppure elastico. Lo zolfo combinato riesce a saturare il doppio legame del gruppo isoprenico della gomma elastica.

Al caucciù e allo zolfo bisogna aggiungere anche degli acceleranti di vulcanizzazione, oltre agli attivanti, in modo da scongiurare l’ossidazione dello zolfo che andrebbe a nuocere al potere isolante dell’ebanite; le cariche minerali e i pigmenti colorati servono invece per ridurre in maniera drastica il prezzo del prodotto. L’ebanite si presenta come una massa dura avente, a temperatura ordinaria, una resistenza alla rottura di 500-800 chilogrammi per centimetro quadrato e una resistenza alla compressione piuttosto importante. Il potere isolante è senza dubbio una delle caratteristiche principali, ma non bisogna dimenticare nemmeno la resistenza all’azione degli acidi e degli alcali, all’aria e alla luce.

Inoltre, con un opportuno trattamento a pressione con dei solventi come il solfuro di carbonio, l’etere di petrolio e il cloroformio, esso riesce a mandare in soluzione prima lo zolfo e quindi il caucciù, mentre le sostanze minerali rimangono indietro. Il suo uso è a dir poco prezioso per una infinità di motivi: in particolare, essa viene sfruttata per la fabbricazione di cassette per accumulatori, per rivestire le cisterne e i recipienti destinati a ricevere dei liquidi corrosivi, per fabbricare apparecchi elettrici, dischi, manici di coltelli e molto altro. Inoltre, la si può preparare anche usando la guttaperca al posto della gomma elastica.