Archeologia industriale: a Padova si parla dei villaggi operai pugliesi

La conferenza internazionale intitolata Company towns in a global prospective sarà una nuova occasione propizia per parlare nel nostro paese di archeologia industriale: si tratta, nello specifico, del dibattito organizzato per oggi dal Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità dell’Università di Padova, un modo per approfondire un tema di cui spesso ci si dimentica, vale a dire quello dei cosiddetti villaggi operai. In particolare, bisogna assolutamente sottolineare l’intervento del professor Antonio Monte, il quale è ricercatore presso il Cnr-Ibam (Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali) di Lecce.

La relazione di quest’ultimo è molto significativa, in quanto andrà a focalizzare l’attenzione sui villaggi della Puglia, sulla loro storia e sul possibile recupero. Il villaggio minerario di San Giovanni Rotondo, il comune in provincia di Foggia reso famoso da Padre Pio, sarà l’argomento di cui si sentirà parlare oggi. Entrando maggiormente nel dettaglio, lo stesso Monte ha partecipato mesi fa all’evento “Le vie della miniera” ed ha quindi deciso di concentrare i propri approfondimenti su questa miniera sangiovannese, utilizzata dalla Montecatini per estrarre la bauxite, cercando di far conoscere le caratteristiche principali di tale sito agli esperti di archeologia industriale. Il convegno padovano è cominciato ieri e terminerà nel corso della giornata di domani, uno dei momenti più importanti di confronto per capire come il processo di industrializzazione moderna sia stato caratterizzato anche da queste “company towns.

Non è casuale che da diverso tempo si sia provveduto a censire gli esempi più interessanti di tali villaggi, in particolare quelli edificati nel periodo compreso tra il ‘700 e l’inizio del ‘900. Oltre alla bauxite di San Giovanni Rotondo, altri siti minerari della Puglia meritano gli stessi riflettori, con l’Aipai (Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale) che ha compreso questa priorità. La storia in questione, come molte altre, non va dimenticata, in quanto la “rivoluzione industriale” del Mezzogiorno è pur sempre stato un contributo fondamentale allo sviluppo economico italiano.