Chimica industriale: il processo di denitrazione

Con il termine denitrazione si è soliti indicare quella operazione tipica della chimica industriale che è volta al recupero dell’acido nitrico presente nel cosiddetto acido spento: la composizione di quest’ultimo prevede, tra gli altri e in proporzioni variabili, l’acido solforico, quello nitrico e quello nitroso, la cui provenienza si deve ai processi di nitrazione. Il sistema di denitrazione, al contrario, consiste nell’andare a diluire l’acido fino a una concentrazione in acido solforico che sia pari al 70%. Il passaggio successivo, poi, consiste essenzialmente nel riscaldare l’acido stesso fino a una temperatura compresa tra i 140 e i 150 gradi.

L’operazione industriale a cui si sta facendo riferimento viene posta in essere in delle colonne verticali di acciaio inossidabile e che sono rivestite di mattoni antiacido; in aggiunta, queste stesse colonne sono riempite con il quarzo e con anelli Raschig di ferro ad alto tenore in silicio o con dei materiali in ceramica. Dal basso della colonna si invia del vapore in controcorrente all’acido spento che scende invece dall’alto. L’acido spento, inoltre, è raccolto in dei serbatoi che sono rivestiti a loro volta di piombo. Da questi si va a pompare con aria compressa in cima alla colonna denitrante, da dove scende in modo piuttosto lento.

Quando si arriva alla base della colonna, l’acido spento viene denitrato in modo completo, vale a dire si libera l’acido dai prodotti di degradazione più comuni, anche se poi una delle caratteristiche principali è il suo aspetto maggiormente diluito, dovuto a causa del vapore che viene iniettato. In alcuni processi di denitrazione, infine, alla base della colonna si tende a inviare una miscela di aria e di vapore al posto del solo vapore, un’alternativa fatta propria da molte aziende operanti in questo settore industriale e che presenta diversi vantaggi, in primis la velocità di lavorazione, senza dimenticare la maggiore completezza del processo.