Abruzzo, andamento negativo per i distretti industriali

La marcia innestata dai distretti industriali dell’Abruzzo non è tra le più potenti d’Italia: anzi, l’andamento del secondo trimestre di quest’anno (il periodo compreso tra gli scorsi mesi di aprile e giugno) ha messo in luce un regresso preoccupante. Nel dettaglio, considerando le stime al netto del comparto automobilistico, c’è da sottolineare come le esportazioni siano scese di ben 3,2 punti percentuali, un declino che va ad aggiungersi a quello fatto registrare nel trimestre precedente (-1,3% per la precisione). I dati in questione sono stati forniti dal Servizio Studi di Intesa Sanpaolo, il quale ha condotto un’indagine per conto di un istituto di credito locale, la Banca dell’Adriatico. Perché il settore industriale abruzzese va così male?

I segni meno stridono maggiormente se si pensa che invece l’Italia nel suo complesso è in fase di recupero; in questo caso, i distretti industriali della moda, dell’abbigliamento e dei mobili sono andati peggio degli altri, mentre qualche spiraglio lo si è intravisto grazie al contributo del settore alimentare. Tra l’altro, i distretti abruzzesi sono riusciti a perdere terreno persino sui mercati più maturi, come dimostrano chiaramente le percentuali negative registrate in relazione agli Stati Uniti, alla Germania e alla Francia. Forse si dovrebbe puntare di più sulle piazze emergenti, quelle che hanno mostrato un maggiore interesse in tal senso. Ad esempio, paesi come la Russia, l’Ucraina, la Cina e perfino Hong Kong hanno aumentato le loro importazioni dall’Abruzzo, con una netta prevalenza per quel che concerne l’abbigliamento, dunque si potrebbe tentare di focalizzare l’attenzione su questi aspetti positivi.

Un’inversione di tendenza è quantomeno obbligatoria, anche perché il polo industriale dell’alta tecnologia presente in questa regione (nello specifico si trova all’Aquila) ha visto calo le proprie esportazioni di quasi ventotto punti percentuali, mentre l’Ict italiano sta attualmente assistendo a dei progressi importanti: il cambiamento deve essere repentino, altrimenti si rischia di rimanere la “pecora nera” dell’Italia industriale.