La bonifica dei siti industriali inquinati

Le bonifiche e i ripristini ambientali a livello industriale prevedono un iter ben preciso che in pochi conoscono. La bonifica vera e propria e tutte le leggi collegate da applicarvi diventano necessari nel caso di una contaminazione del sito oltre certi limiti, o anche quando c’è il pericolo che un determinato sito industriale possa correre questi rischi: vi sono infatti dei parametri e dei riferimenti ben precisi a cui rapportarsi per capire quanto grave sia il pericolo in questione. Ovviamente, i valori valgono per il suolo, il sottosuolo e le acque sotterranee; inoltre, c’è meno restrizione nel caso di siti a uso commerciale e industriale che quando si tratta di siti a uso verde pubblico, residenziale e privato. Il sito stesso viene definito come “inquinato”, quando anche uno solo dei valori limite viene oltrepassato.

La bonifica, poi, deve essere realizzata dal soggetto che ha provocato il superamento dei limiti di accettabilità; come si attua la bonifica ambientale? Il proprietario del sito o un altro soggetto interessato deve presentare al Comune e alla Regione il progetto per il ripristino dell’area inquinata. Quindi, bisogna descrivere il sito, l’attività industriale che vi viene svolta, quanto è estesa la contaminazione e le condizioni che sono necessarie per la protezione ambientale. Si parte da un progetto preliminare per poi arrivare a uno definitivo; come è scontato immaginare, sono necessarie delle autorizzazioni ad operare, anche per quel che riguarda gli interventi di minore entità.

Tra l’altro, vi sono vari gradi di intervento, ma quelli principali sono la bonifica vera e propria, la messa in sicurezza permanente e il ripristino ambientale. La bonifica consente di eliminare la fonte inquinante fino a raggiungere i valori limite, la messa in sicurezza permanente serve invece a isolare in modo definitivo le fonti inquinanti, mentre il ripristino ambientale riguarda interventi di riqualificazione (anche paesaggistica) nei casi in cui viene richiesto.