Chimica industriale: il calomelano

Il calomelano è il composto chimico inorganico, meglio noto, per via della sua formula, come cloruro mercuroso. Di solito, esso si presenta come una polvere di colore bianco, la quale in dei casi molto rari si trova anche in natura (il minerale che corrisponde ad esso viene talvolta indicato con il nome di “corno di mercurio”). In genere, viene preparato attraverso un’apposita sublimazione contemporanea di cloruro mercurico e mercurio elementare, ma può anche essere ottenuto mediante il riscaldamento del solfato mercuroso in presenza di cloruro di sodio o per precipitazione attraverso acido cloridrico di soluzioni che contengono sali mercurosi solubili.

Il calomelano puro è abbastanza stabile e sublima inalterato nell’ipotesi di riscaldamento a calor rosso; i vapori in questione consistono di molecole dimere, ma sia l’umidità che la luce riescono a catalizzare una sua parziale decomposizione in cloruro di mercurio e mercurio. Il calomelano diventa di colore scuro quando viene trattato industrialmente con l’ammoniaca e questa caratteristica viene spesso sfruttata per la sua identificazione. Tra l’altro, esso risulta essere praticamente insolubile in acqua, ma viene attaccato da molti agenti ossidanti, i quali lo trasformano in composti del mercurio bivalente. Ad esempio, quando viene associato insieme all’acido nitrico, tende a formare il nitrato mercurico solubile. Nel caso in cui venga posto a contatto con alcuni metalli industriali (tra cui si possono citare lo zinco e l’alluminio), il mercurio che è contenuto nel composto in questione si riduce allo stato metallico.

Un elettrodo di mercurio, a contatto con una soluzione di cloruro di potassio saturata con calomelano, dà un potenziale elettrico riproducibile e costante. Gli elettrodi a calomelano che sono usati più comunemente nelle investigazioni elettrochimiche come elettrodi standard sono tre, a seconda del contenuto della soluzione. Tra l’altro, un tempo, prima che vi fosse l’avvento della penicillina, esso trovava largo impiego in medicina come antiluetico, sia esternamente che per via interna.