Industria tessile: la fase di apprettatura

L’apprettatura è una delle operazioni principali che fanno capo all’industria tessile. In effetti, essa consiste essenzialmente nel trattamento dei tessuti: l’obiettivo che si intende perseguire in questo senso è il miglioramento dell’aspetto estetico (il tipico esempio è quello della lucentezza), o di altre particolari caratteristiche come l’impermeabilità. Le sostanze che sono usate e sfruttate a questo specifico scopo prendono il nome di “appretti”. Si tratta di sostanze naturali, in primis l’amido, le colle vegetali e la cera, ma anche sintetiche (acetati, resine acriliche, esteri di cellulosa e molte altre con le medesime caratteristiche). La fase industriale in questione precede quella di imprimitura, vale a dire quella che consente alla superficie del tessuto di divenire adatta per essere dipinta.

Di solito, si tende a fissare su una tela grezza di lino oppure di canapa uno strato delle colle che sono state appena menzionate, il tutto con tre scopi ben precisi: anzitutto, si punta ad evitare che gli acidi dell’olio in questione possano rovinare il tessuto della tela, ma anche a chiudere in maniera opportuna i fori della tela e a ridimensionare l’assorbimento del tessuto, così da sfruttare una quantità decisamente minore di imprimitura. Ma come si può procedere in questo senso e al tempo stesso ottenere un buon lavoro?

La spiegazione è presto detta. In effetti, la colla che viene consigliata più comunemente per un lavoro del genere è senza dubbio quella di coniglio; tale prodotto può essere rinvenuto nei negozi di belle arti e la sua vendita avviene basandosi sui chilogrammi totali (assomiglia molto allo zucchero di canna per via del suo coloro scuro). A seconda della tipologia, ma anche della quantità dell’appretto che sarà stato applicato, allora si potranno avere dei gradi di rigidità che saranno più o meno alti, fino al punto in cui gli effetti saranno simili a quelli richiesti per l’anima interna dei colli.