Metallurgia delle polveri: la sinterizzazione

La metallurgia delle polveri metalliche non è altro che una tecnica attraverso la quale i granuli di metallo finemente ridotti in polvere vanno a collegarsi tra loro per effetto di due azioni concomitanti, vale a dire la temperatura e la pressione.

Lo stesso procedimento, ma su scala diversa, avviene anche per la forgiatura. Il mezzo in questione è in grado di produrre degli ingranaggi di calcolatrici elettroniche, ma anche parti di motori, cuscinetti autolubrificati e molto altro, il tutto senza sfruttare la lavorazione degli utensili, la quale è senza dubbio più dispendiosa.

Sono diversi i procedimenti con cui si realizza la sinterizzazione: ad esempio, essa può avere luogo mediante la compressione delle polveri in degli opportuni stampi, ma si può anche forgiare le polveri stesse attraverso delle apposite temperature, esercitare pressione e calore, soprattutto per quel che concerne i metalli duri speciali, e, infine, eseguire le due operazioni in tempi distinti. Quando si esercita il trattamento a caldo, inoltre, è necessario prestare la massima attenzione a ogni fase, visto che si rischiano seriamente delle dannose trasformazioni chimiche. Le polveri tipicamente utilizzate sono quelle di ferro, ottenute per riduzione o macinate e atomizzate; non si disdegnano nemmeno le polveri pre-legate di ferro e rame (quest’ultimo presente al 3% circa).

Un esempio del vantaggio dell’uso della sinterizzazione viene offerto da un grande complesso industriale che tratta trucioli di acciaio: dopo la riduzione, infatti, la polvere viene portata nuovamente allo stato iniziale e il suo valore è anche capace di essere dieci volte superiore a quello di mercato. Prima della sinterizzazione vera e propria, comunque, occorre procedere alla perfetta mescolanza delle polveri con un lubrificante (il più diffuso è lo stearato di zinco, ma anche la grafite è perfetta per questo specifico utilizzo). Il trattamento, poi, va fatto in atmosfera non ossidante, ma neutra o al massimo riducente, nel caso in cui non si operi sotto vuoto.