Protezioni metalliche: la brunitura e la fosfatazione

Per proteggere le superfici metalliche si può fare affidamento anche sui processi chimici protettivi. Nel caso in cui si abbia a che fare con dei metalli ferrosi, allora si suddividono i metodi ai grassi, quelli di brunitura e quelli di fosfatazione. Nel caso della protezione con i grassi, si è soliti sfruttare oli minerali, vegetali e animali: dei primi il migliore è senza dubbio la vasellina pura filante, mentre tra quelli vegetali ci si può fidare degli oli cosiddetti siccativi, come il lino e la noce. La lanolina, poi, è il miglior grasso animale protettivo. Esistono in commercio delle apposite miscele che vengono preparate con le mescolanze di alcuni grassi e che vengono poi spappolate in appositi solventi, in particolare la benzina pura rettificata.

In questa categoria, inoltre, rientrano anche gli oli antiruggine che sono usati per la rettifica dei pezzi metallici. Buona è pure la protezione che viene offerta dalle speciali miscele grasse. Per quel che riguarda, invece, la brunitura, i pezzi puliti sono immersi per circa mezz’ora in una soluzione al 50% di idrato sodico contenente un quinto di litargirio. La fosfatazione, al contrario, consiste nel ricoprimento dei metalli ferrosi con dei fosfati metallici come lo zinco, il ferro e la manganese: si tratta del miglior processo protettivo per le leghe ferrose. Una sua variante è la cosiddetta “parkerizzazione”, un trattamento accelerato.

Per la fosfatazione normale si utilizzano di norma dei prodotti a base di fosfati molto acidi di zinco e ferro; dopo alcuni trattamenti, il bagno fosfatico si assesta e il rivestimento che si ottiene sulle superfici sabbiate o barilate ha una resistenza molto buona al solfato di rame. La presenza di fosfati di manganese nella vasca di fosfatazione conduce alla autoregolazione del tenore in ferro nella soluzione, mentre nel caso opposto è sempre opportuno controllare, nonostante la fosfatazione stessa sia un processo abbastanza semplice.