Archeologia industriale: la mostra sull’ex Zuccherificio di Classe

Il nome è tutto un programma: la mostra che è stata messa a disposizione dalla Cassa di Risparmio di Ravenna nella nuova galleria di collegamento tra Piazza del Popolo e Piazza delle Antiche Carceri si chiama “Dulcis in fundo, Classe e le sue radici: storia di un’avventura industriale tra ‘800 e ‘900”. In pratica, come si sarà intuito dal riferimento “gastronomico”, l’obiettivo dell’iniziativa è quello di percorrere idealmente un itinerario di tipo storico e documentario sullo zuccherificio di Classe che si trova proprio nella città romagnola e, più in generale, sull’industria saccarifera.

Poco oltre il centro urbano ravennate, nella frazione di Classe, si trova proprio questo stabilimento industriale che ha continuato a funzionare fino a qualche anno fa: la lavorazione dello zucchero ha dunque assunto in questa zona una importanza fondamentale. La costruzione del complesso a cui si sta facendo riferimento risale a più di cento anni fa, con grandi edifici in mattoni e ampie finestre sui lati e sul lato frontale. L’archeologia industriale ha fatto il miracolo anche qui per fortuna. In effetti, l’ex Zuccherificio ha subito una intensa ristrutturazione dei locali, tanto da ospitare al suo interno il Museo Archeologico di Classe, con un vicino parco archeologico in grado di ripercorrere gran parte della storia del territorio di Ravenna.

In aggiunta, si è deciso di dare spazio anche a un centro internazionale per il restauro e la conservazione dei mosaici antichi. Tutto ciò rappresenta il presente e il futuro della struttura, per quel che concerne il passato ci si affida proprio a tale mostra. Un contributo fondamentale è stato messo a disposizione senza dubbio dall’Associazione Classe Archeologia e Cultura, con un team ben composto e in sintonia. Non bisogna nemmeno dimenticare l’apporto importante del grafico Matteo Casadio. La mostra Dulcis in fundo potrà essere ammirata fino al prossimo 31 dicembre, dunque non sono rimaste che poco più di due settimane.