Il cofferdam nelle costruzioni industriali e nella nautica

Il termine cofferdam ha una doppia valenza nell’ambito delle costruzioni industriali: di solito si è abituati ad associarlo alle barriere temporanee che vengono realizzate in legno o in lamiera, costruita per escludere l’acqua da un’area che sia normalmente sommersa. Essa viene utilizzata per la costruzione delle fondazioni delle dighe, ma anche dei ponti o di strutture simili per quel che riguarda l’ambito subacqueo. Nel caso in cui venga utilizzata una doppia intercapedine, lo spazio che è compreso tra le due armature viene riempito di argilla e di ghiaia. Nel momento in cui, poi, si prevede di incontrare delle grandi pressioni idrostatiche, si preferisce andare a utilizzare dei cassoni pneumatici piuttosto che il cofferdam stesso.

In ambito nautico, questo stesso nome è sfruttato di norma per alludere allo spazio che è compreso fra due paratie stagne poco distanti tra di loro (per un valore compreso tra gli ottanta e i cento centimetri), oltre che di ampiezza tale da consentirvi l’effettuazione di alcune ispezioni opportune. Nell’ipotesi di una collisione, questa stessa intercapedine ha uno scopo più che altro protettivo, in quanto è in grado di contenere gli effetti di una falla, ma anche di isolare uno o più compartimenti. Il cofferdam viene anche previsto tra le cisterne di olio, nafta e molti altri elementi simili, e gli adiacenti locali delle pompe e dell’apparato motore, in modo che ci si possa premunire in maniera adeguata contro le eventuali infiltrazioni.

In tal modo, infatti, ogni eventuale piccola perdita di combustibile viene in esso racchiusa, eliminando i pericoli maggiori di incendio o di inquinamento dei liquidi che sono contenuti nelle cisterne adiacenti. Per quel che concerne, infine, le navi che hanno delle paratie stagne saldate tra loro, il cofferdam stesso non dovrebbe essere necessario, ma nonostante questo si è soliti costruirne uno anche su tali mezzi per scongiurare qualsiasi tipo di inconveniente.