Fabbricazione delle vetrate: passato e presente a confronto

Le vetrate si fabbricano ancora oggi in modo non molto diverso da come avveniva nel Medioevo, quando artisti e artigiani del vetro lavoravano in piccoli gruppi, molto uniti tra di loro. Ci si spostava la dove c’era bisogno di lavoro, ad esempio in Francia, in Germania e in Inghilterra; poi, nel tardo periodo medioevale presero sedi stabili in città importanti come Parigi e York, dove allestirono dei grandi laboratori. La somiglianza della lavorazione industriale la si può riscontrare nelle varie fasi in questione. Anzitutto, c’è l’abbozzo. In pratica, si facevano degli schizzi su una pergamena per mostrare al committente come sarebbe stata la vetrata finita; oggi, in genere, si fanno degli abbozzi ad acquarello.

Si procedeva poi col disegno su tavole, vale a dire si disegnava la vetrata vera e propria in dimensioni reali e su tavole imbiancate, comunque abbastanza scomode da trasportare. Per questo motivo, spesso si usava lo stesso disegno anche per personaggi diversi, cambiandone poi soltanto i colori. Attualmente si sfrutta un sottile cartoncino al posto delle tavole in questione e il disegno viene detto appunto “cartone”. La fase successiva era quella del segno dei tagli, vale a dire la divisione dei pezzi di vetro e le linee dell’impiombatura, non molto diversa da quella odierna. Qualche piccola differenza esiste per la scelta del vetro colorato, un tempo posta in essere con la fabbricazione sul posto e oggi ottenuta mediante l’acquisto dalle fabbriche.

Per il taglio del vetro, inoltre, in passato si utilizzava un ferro rovente per tracciare le linee direttamente sulla lastra, mentre ai giorni nostri si preferisce una rotellina d’acciaio o anche la punta di un diamante. Le ultime tre fasi sono quelle della pittura, della cottura e della impiombatura. Il sistema di pittura, caratterizzato dalla presenza di tutti i colori nel vetro, è rimasto immutato, così come accade per la cottura (i forni a gas ed elettrici sono ovviamente invenzioni moderne).