Funi vegetali: intrecciature e avvolgimenti

Non è soltanto il metallo a contraddistinguere la composizione principale di un organo meccanico importante come la fune: in effetti, l’industria è solita sfruttare anche le funi vegetali, le quali sono realizzate solitamente in canapa, in manilla, in cotone e, in casi eventuali, anche con altre fibre di tipo vegetale. Quando ci si trova di fronte a delle trasmissioni, si vanno a unire i due estremi che sono liberi attraverso la cosiddetta “intrecciatura”, la quale può anche arrivare fino ad alcuni metri. Comunque, capita molto spesso che vi siano più funi in serie e in parallelo su delle pulegge a gola multipla, una casistica piuttosto particolare.

La sezione resistente ammonta a 0,6 diametri al quadrato, una misura che si riferisce al cerchio che viene circoscritto alla sezione. La velocità più opportuna, invece, deve essere sempre compresa tra venti e venticinque metri al secondo. Tra l’altro, c’è da sottolineare come per ottenere la trasmissione di una forza periferica di alcuni chilogrammi, è necessario avere una sezione di area che corrisponda all’incirca a tredici volte il peso in questione: l’avvolgimento sulle pulegge viene però ostacolato da una forza, nella quale è ricompresa la trazione che deve essere esercitata. Nel caso in cui si tratti di tamburi, è opportuno prender la metà del valore appena elencato. L’elemento fondamentale, quello che può essere definito imprescindibile, è il trefolo.

Esso consiste in un filo unico o che è formato da più capi differenti. L’avvolgimento di più trefoli è in grado di formare il cosiddetto “legnolo”, mentre l’avvolgimento di tre o quattro legnoli forma la corda piana. In aggiunta, l’avvolgimento di tre corde piane forma la corda torticcia. L’avvolgimento del legnolo nella corda viene fatto solitamente in senso inverso a quello del filo nel legnolo: questo si verifica allo scopo di ottenere la torsione compensata. Infine, bisogna aggiungere che oltre i venti millimetri, il diametro si deduce dalla misura del perimetro.