I metalli pesanti hanno contaminato i terreni agricoli cinesi

Almeno 36mila ettari di terreni agricoli in Cina sono stati contaminati dagli eccessivi livelli dei cosiddetti metalli pesanti: il numero è stato messo in luce da un documento di cui si è reso autore il Ministero della Protezione Ambientale dell’ex Impero Celeste. Le conseguenze sono facilmente immaginabili. Circa dodici milioni di tonnellate di raccolto vengono contaminate ogni anno nella vasta nazione asiatica, il che si può tradurre in un danno economico pari a venti miliardi di yuan (circa sei miliardi di euro per la precisione). L’investigazione sull’inquinamento industriale del suolo è cominciata sei anni fa.

Il costo di questa massiccia operazione ha superato il miliardo di yuan, ma non erano mai stati resi pubblici i risultati finora. Lo scorso 31 gennaio, poi, il dicastero ambientale ha subito delle pressioni in tal senso ed ecco che le cifre sono note. L’inquinamento industriale di lungo periodo si è tradotto in un grande accumulo di elementi chimici, metalli pesanti e altri fattori inquinanti non biodegradabili nel terreno. In particolare, tra le zone principali che sono state prese in considerazione bisogna annoverare regioni come il Pearl River Delta, lo Yangtze River Delta e il Bohai Economic Rim. In talune città cinesi, poi, circa il 50% dei terreni agricoli sono risultati inquinati con metalli tossici, quali il cadmio, l’arsenico e il mercurio, senza dimenticare alcuni composti a base di petrolio.

Il documento parla anche di dieci milioni di ettari (oltre il 10% dei terreni cinesi) sono stati contaminati dai metalli pesanti, con l’inquinamento principale che riguarda senza dubbio le regioni economicamente più sviluppate. La produzione alimentare è finita così in rovina, in primis il grano e il riso hanno subito gli effetti più devastanti. Nel corso del 2012 Pechino ha importato 80,25 milioni di tonnellate di frumento, dunque si può ben capire come l’inquinamento industriale sia un problema grave e da risolvere quanto prima.