Motori endotermici: l’alimentazione a gas in bombole

Nell’ambito dei motori endotermici, l’alimentazione a gas in bombole viene usata in larga misura per i cosiddetti “gas permanenti”, vale a dire quelli a duecento atmosfere: si tratta del gas luce e del gas d’alto forno, in particolare il metano, mentre quando si ha a che fare con i gas liquefatti (ad esempio il propano e il butano), le atmosfere vanno da un minimo di due a un massimo di dieci. Il sistema in questione è composto da alcuni elementi essenziali. Anzitutto, non possono mancare le bombole e una valvola principale sul cruscotto; in aggiunta, bisogna anche ricomprendere il manometro in derivazione dopo la valvola principale, il riduttore regolatore che viene disposto in genere sotto il cofano e il miscelatore che svolge essenzialmente le stesse funzioni del carburatore. Quest’ultimo, poi, può anche essere adattato al carburatore stesso in modo da lasciare la possibilità di funzionare a benzina.

Il riduttore e regolatore di pressione è a due salti di pressione; nel primo caso, la pressione viene ridotta a 1-2 atmosfere effettive, mentre nel secondo al valore di depressione del motore e viene mantenuta costante senza far troppo caso alla pressione variabile delle bombole. Dato che manca l’aspirazione al miscelatore (si parla in questo caso di “motore fermo”), il regolatore non deve fornire gas in nessun caso.

Anzi, quest’ultimo è solitamene del tipo a membrana e molto sensibile alle variazioni di pressioni che si esercitano sulle sue facce; in aggiunta, esso può essere anche fornito di prese di calore allo scarico o all’acqua di raffreddamento per fornire le calorie di espansione del gas. A duecento atmosfere, un litro di bombola può contenere circa 0,24 metri cubi di gas: il peso dell’impianto è pari a 5,5 chilogrammi per metro cubo con bombole realizzate in acciaio, inferiore nel caso di bombole cerchiate in allumag, mentre gli impianti più piccoli hanno un peso unitario maggiore.