La Nigeria bloccherà le importazioni di zucchero da gennaio

La Nigeria ha annunciato che le proprie importazioni di zucchero, specialmente quello grezzo, saranno ufficialmente vietate a partire dal prossimo 1° gennaio: la scelta, che a prima vista può sembrare esagerata, rappresenta una delle conseguenze principali del piano predisposto dalla nazione africana per realizzare la propria “Rivoluzione Industriale”, utile per migliorare la situazione dal punto di vista economico. Come ha spiegato Olusegun Aganga, ministro del Commercio nigeriano, il nuovo piano che coinvolge lo zucchero ha a che fare con quello venduto al dettaglio.

In pratica, l’approvazione della nuova politica relativa all’industria saccarifera è piuttosto recente, dunque la Nigeria è seriamente intenzionata a migliorare i propri investimenti economici, creando allo stesso tempo opportunità di lavoro molto interessanti per i cittadini. Si parla infatti di 117 nuovi posti diretti, con la conseguente fornitura di quasi 412 megawatt di energia, oltre ai risparmi che la nazione riuscirà a ottenere negli scambi valutari (3,5 milioni di dollari per la precisione). In aggiunta, il piano include la produzione di 1,7 milioni di tonnellate di zucchero e di 116 milioni di litri di etanolo. Tutti gli importatori saranno debitamente informati e diventeranno dei grossisti nel caso dovessero continuare ad essere in possesso delle licenze.

Tra l’altro, lo zucchero è destinato a seguire lo stesso esempio del cemento, dato che la Nigeria è riuscita a raggiungere l’autosufficienza completa in questo campo, con una maggiore esportazione del prodotto. Il ministro ha citato i casi di altri stati africani, in primis il Kenya e il Sudan, i quali dipendono pesantemente dallo zucchero per quel che riguardala sopravvivenza economica: la Nigeria non vuole trovarsi nella stessa situazione. Circa il 98% del prodotto utilizzato da queste parti è attualmente importato, ma in questa maniera, come sottolineato da Aganga, si sono persi ben 568 miliardi di naira (quattro miliardi di dollari), pertanto la rivoluzione industriale che partirà nel 2013 verrà seguita con la massima attenzione.