La saldatura elettrica per punti

Il metodo di saldatura elettrica per punti è molto simile a quello a resistenza; l’unica differenza consiste essenzialmente nel fatto che il circuito elettrico non tende a chiudersi attraverso le barre che devono essere unite, ma attraverso due elettrodi di rame, i quali vengono a contatto con le parti da unire, in genere costituite da degli organi in lamiera. Il passaggio della corrente elettrica va a determinare un riscaldamento all’estremità degli elettrodi e un forte riscaldamento in corrispondenza della giunzione.

Nella fase successiva, poi, gli elettrodi in questione sono premuti l’uno contro l’altro e si ottiene la saldatura dei due pezzi interposti fra gli elettrodi stessi. Anche in questo caso è comunque necessario avvalersi di un trasformatore, il quale è in grado di ridurre la tensione della linea e di provocare nel circuito secondario una corrente molto intensa (si possono raggiungere fino a quindicimila ampere) che viene inviata agli elettrodi. La saldatrice a punti è quindi costituita da un robusto cassone che contiene il trasformatore e le altre apparecchiature elettriche, il quale termina con due bracci portaelettrodi. Il braccio superiore porta l’impianto ad aria compressa che provvede al serraggio della giunzione; il braccio inferiore, al contrario, può essere regolato in altezza per mezzo di un martinetto di tipo idraulico.

Tali saldatrici, inoltre, sono impiegate per la giunzione di lamiere in acciaio dolce, acciaio inossidabile e leghe leggere, dello spessore compreso tra due e sette millimetri. Il punto di saldatura si comporta come un ribattino, ma è di esecuzione più rapida e non indebolisce le lamiere. Per ridurre il consumo degli elettrodi, spesso si prova per un mezzo di un punzone un sollevamento della superficie di uno dei pezzi da saldare, formando di conseguenza una ingobbatura. Si possono ottenere dei rilievi tondeggianti o piatti, mentre per le lamiera da uno a cinque millimetri l’altezza dell’ingobbatura arriva fino a due millimetri.