La saldatura in gas protettivo con elettrodo fusibile

Il metodo della saldatura in gas protettivo con elettrodo fusibile si distingue da altri procedimenti industriali simili proprio per il suo elettrodo: in effetti, quest’ultimo è costituito da un filo continuo che è avvolto su una bobina. L’impianto in questione comprende il generatore di corrente elettrica, la bobina porta-filo, il motorino per l’avanzamento del filo-elettrodo, la bombola che contiene il gas protettivo, munita di riduttore di pressione e misuratore di portata (il cosiddetto “flussometro”) e la pistola porta-elettrodo.

Dall’estremità di tale pistola fuoriesce per l’appunto il filo-elettrodo, mentre il gas protettivo affluisce da un condotto coassiale all’elettrodo stesso. Il raffreddamento della pistola è ottenuto con la circolazione dell’acqua. L’alimentazione elettrica, al contrario, è costituita da corrente continua, con tanto di polarità inversa, vale a dire che gli elettroni sono in grado di bombardare l’elettrodo e di provocarne la rapida fusione. La corrente continua, inoltre, si ottiene attraverso dei generatori statici e dei raddrizzatori. Quali sono le atmosfere protettive maggiormente impiegate? Una di esse è sicuramente quella inerte, con argon, elio e miscele di questi ultimi due: in pratica, si provvede alla saldatura delle leghe leggere e ultraleggere, del rame e del nickel.

Un’alternativa industriale molto valida è quella dell’argon a cui aggiungere il 50% di ossigeno, utile soprattutto per la saldatura degli acciai inossidabili. L’anidride carbonica, poi, presenta il vantaggio di essere molto economica ed è impiegata per la saldatura degli acciai comuni, nonostante vi sia l’inconveniente di dar luogo a spruzzi e di dissociarsi in ossido di carbonio e ossigeno. Il coxogen, invece, non è altro che una miscela composta all’80% da argon, con il 15% di anidride carbonica e il 5% di ossigeno, sfruttata con ottimi risultati per la saldatura degli acciai da costruzione. Infine, vi sono anche altre miscele, tra cui quella argon-cloro, quella composta da argon e dall’1% di ossigeno e quella composta da elio al 75% e dal 25% di argon.