La Rivoluzione Industriale a Leeds: John Marshall e Benjamin Gott

La città inglese di Leeds basa attualmente la sua economia sul settore dei servizi e sul manifatturiero tradizionale: come si presentava, invece, il capoluogo dell’omonimo distretto metropolitano ai tempi della Rivoluzione Industriale? Sono due i personaggi che hanno dato lustro alla città da questo punto di vista, John Marshall e Benjamin Gott. Marshall era uno dei migliori filatori del lino e nutriva nei confronti dell’industria dei profondi interessi scientifici. Le sue annotazioni riguardano parecchie letture filosofiche, ma anche e soprattutto argomenti di pneumatica, idraulica, idrostatica, elettricità e meccanica, dunque una base piuttosto solida.

Rivoluzione industriale: le macchine tessili di Wrigley

Tra le prime macchine che a Manchester cominciarono a caratterizzare il settore tessile negli anni della Rivoluzione Industriale bisogna sicuramente menzionare quelle che si basavano sui principi di Thomas Savery: il miglior produttore in assoluto di questa tipologia di macchinario era senza dubbio un ingegnere, vale a dire Joshua Wrigley. Quest’ultimo veniva considerato all’epoca un costruttore di pompe, dunque la sua esperienza gli aveva insegnato a sfruttare l’acqua per azionare le turbine idrauliche, utili per dare l’energia necessaria ai mezzi in questione. In uno dei tanti annuari dell’epoca (siamo sul finire del ‘700 per la precisione), si scopre che l’acqua veniva alzata di circa 16-20 piedi e la massa discendente era in grado di far muovere una ruota idraulica a pale.

Rivoluzione Industriale: gli insegnamenti di Richard Watson

La rivoluzione industriale ha avuto una influenza determinante e incredibile anche su due istituzioni che in pochi sospetterebbero: si tratta, nello specifico, delle due università più prestigiose del Regno Unito, vale a dire Oxford e Cambridge. Si può subito pensare a questo punto: ma non si tratta forse dei luoghi in cui gli studi classici predominano, oltre a quelli tecnologici? Le principali critiche del XVIII secolo riguardavano, in particolare, i metodi ritenuti obsoleti di insegnamento, in particolare per quel che concerne materie come la matematica, la filosofia, la chimica e molte altre. Allo stesso tempo, però, la scienza cominciava a diventare un importante oggetto di studio e di attenzione, in primis le sue applicazioni di tipo industriale.

Rivoluzione Industriale: i primi sviluppi dell’energia a vapore

La produzione e l’utilizzo di macchine a vapore nel corso delle prime fasi della Rivoluzione Industriale rappresenta uno degli aspetti maggiormente approfonditi da studiosi ed economisti. In effetti, si tratta di un periodo temporale ben preciso, il quale non supera il 1800, con la maggior parte dei materiali che possono essere datati non più tardi del 1790: sono, poi, due le regioni del Regno Unito in cui si può approfondire la questione, vale a dire il Lancashire e il distretto di Manchester. Anzitutto, bisogna precisare che Matthew Boulton e James Watt erano riusciti a conquistare il monopolio della costruzione di macchine a vapore, ma questo non vuol dire che furono impedite altre costruzioni di macchinari, in particolare basandosi sui modelli di Newcomen e Savery.

La diversificazione della produzione industriale inglese – Parte Seconda

Il Devonshire fu la prima contea inglese ad avvertire in maniera netta la sensazione che le condizioni industriali stavano mutando in maniera profonda. Le esportazioni verso l’Olanda furono colpite molto duramente e tra il 1710 e il 1721 quelle in partenza dalla città di Exeter diminuirono addirittura di due terzi. È in questo contesto che nasce un cambiamento di moda davvero significativo: gli smerci erano letteralmente apatici, come sottolineava in diverse lettere un mercante della stessa Exeter, tale John Elwill, con alcuni tipi di tessuto che erano stati appena inventati e sfruttati già da molta gente (si trattava di tessuti provenienti dalla città di Norwich).

La diversificazione della produzione industriale inglese – Parte Prima

La natura dello sviluppo che ha coinvolto l’Inghilterra nei sessanta anni che hanno preceduto l’inizio della Rivoluzione Industriale è molto variegata e non può essere analizzata prendendo in considerazione soltanto un settore: ci furono infatti industrie che riuscirono a svilupparsi in maniera più rapida rispetto alle altre, ma si assistette anche al crollo di settori tradizionali, come ad esempio quello dei tessuti di lana di vecchio tipo (old draperies se si vuole utilizzare un gergo anglosassone). Fatto sta che l’industria mineraria, quella della raffinazione del sale, la fabbricazione di chiodi, la tessitura del lino, la raffinazione dello zucchero e perfino la lavorazione del vetro progredivano in maniera evidente, dando vita a nuove attività e nuove ricchezze.

La rivoluzione industriale del settore della moda

Il termine “rivoluzione industriale” è solitamente associati agli eventi storici che si sono verificati tra il XVIII e il XIX secolo: utilizzarlo al giorno d’oggi è sintomo di qualcosa di davvero rivoluzionario in un settore specifico. È quello che sta succedendo nel campo della moda, tipicamente interessato alle innovazioni, sia dal punto di vista produttivo che economico. Nel caso in questione, inoltre, la novità consiste nel miglioramento dell’impatto sull’ambiente, grazie a nuovi criteri per quel che concerne la responsabilità sociale, con il diretto coinvolgimento dei consumatori quindi. “Sustainable fashion, an Industry R-Evolution” è l’iniziativa a cui si sta facendo riferimento, la quale coinvolge designer ed esponenti del mondo industriale, del nostro paese e anche della Gran Bretagna.

Città e industria: Birmingham nel 1784

Barthélemy Faujas de Saint-Fond è ricordato come uno dei più importanti geologi francesi del XVIII e XIX secolo, ma anche per i suoi viaggi (percorse quasi tutta l’Europa) e la battaglia in favore dei palloni aerostatici: proprio in merito alla sua figura di viaggiatore, ci ha lasciato anche un’importante descrizione della città inglese di Birmingham nel 1784, in piena Rivoluzione Industriale quindi. Come spiega nelle sue memorie Faujas de Saint-Fond, il nucleo urbano dell’Inghilterra centrale vantava all’epoca le maggiori attenzioni e attrazioni, se non altro perché vi si svolgevano intense attività manifatturiere e commerciali.

L’invenzione della macchina a vapore e la Rivoluzione Industriale

Durante la seconda metà del XVIII secolo si verificò un fatto di grandissima importanza, l’invenzione della macchina a vapore ad opera dell’inglese James Watt. Per ben comprendere il valore di questa invenzione e delle sue successive applicazioni, bisogna ricordare che fino ad allora le uniche forze che l’uomo aveva avuto a disposizione erano state quelle fornite da alcuni animali, come ad esempio il cavallo o il bue; anche l’acqua, però, svolgeva un ruolo fondamentale ed era capace di muovere le ruote a pale dei mulini. Il lavoro si basava quindi sulla forza muscolare dell’uomo o al massimo di altre componenti.

Rivoluzione industriale inglese: i casi di Sowerby e Calverley

Le città di Calverley-cum-Farsley e Sowerby erano dislocate esattamente all’interno del distretto industriale britannico dello Yorkshire occidentale, un fulcro della Rivoluzione Industriale inglese nel corso del XVIII secolo: la loro fortuna derivò soprattutto dal settore tessile, nonostante la stessa Sowerby fosse il doppio di Calverley per quel che riguarda le dimensioni e la popolazione complessiva. In realtà, le due cittadine in questione hanno beneficiato di una precoce e forte dipendenza dall’industria del vestiario, ma le forme di organizzazione proto-industriale furono assai differenti. Nello specifico, questa dipendenza dal tessile derivava, in particolare, dalla volontà di conseguire un miglioramento dal punto di vista economico e sociale.