Archeologia industriale: le miniere inattive di Narcao

La tutela da parte dell’Unesco la dice lunga sull’importanza di questo sito: uno dei più importanti esempi di archeologia industriale in Sardegna è senza dubbio quello di Rosas, l’antico borgo minerario di Narcao. Tutti i visitatori che giungono in questo posto possono ammirare tantissimo verde (le colline), ma anche molto nero (l’asfalto), ma soprattutto un villaggio che in passato era più attivo che mai.

Le miniere inattive di Narcao sono un patrimonio importante da questo punto di vista, tanto che la stessa Rosas è diventata un vero e proprio museo multimediale. I cultori della materia, ma non solo, hanno l’opportunità di ammirare i mulini che un tempo servivano per la frantumazione dei minerali e che sono tuttora attivi e funzionanti, ma anche le casette destinate ai minatori (attualmente stanze di un importante albergo) e la galleria Santa Barbara. Tra l’altro, uno degli aspetti più interessanti in tal senso è rappresentato dalla partecipazione attiva da parte degli ex minatori: questi ultimi non hanno voluto abbandonare il sito e i loro aneddoti e storie sono in grado di rendere ancora più affascinante questo percorso. Anche perché l’avventura di Narcao è stata resa possibile proprio da queste piccole storie. La scoperta della miniera di Rosas, in particolare, risale al 1832, grazie a Enzo Perpignano.

Nel 1849, poi, l’area diventa un sito minerario e due anni dopo il Regno di Sardegna ottiene la concessione come Società Anonima dell’Unione Miniere del Sulcis e del Sarrabus. Il nome in questione deriva dall’omonimo monte, visto che è proprio qui che nel lontano 1929 si scoprirono giacimenti di rosasite, un minerale composto da rame e zinco. La laveria è senza dubbio uno dei luoghi più affascinanti del villaggio: l’edificio si trova nella zona più centrale e la sua imponenza è in grado di stupire tutti. Alla memoria storica, infine, sono dedicate molte pagine digitali grazie al museo citato in precedenza.