La fotoincisione è una voce generica che serviva a indicare in passato dei procedimenti tipici dell’industria tipografica. In pratica, si provvedeva a incidere le lastre da stampa metalliche o anche la sostanza colloidale foto indurente con un elemento di stampa in rilievo. Per la preparazione della lastra stessa, poi, nel caso di originali a tono continuo, in un primo tempo si produceva il negativo retinato dell’originale stesso: quindi, si effettuava il foto trasporto del negativo attraverso l’esposizione del medesimo a contatto con uno strato di collide bicromato ricoprente la lastra. Per questa, i materiali più sfruttati erano lo zinco, il rame, l’ottone, l’elektron, mentre i colloidi generalmente usati erano l’albumina bicromatata, la colla di pesce e la gomma lacca.
Redazione
I processi fotomeccanici per la riproduzione fotografica
I processi fotomeccanici non sono altro che le varie tecniche per la riproduzione e la stampa delle fotografie. L’elemento fondamentale di ogni tipo di tecnica è il clichè, vale a dire una lastra di metallo, o di altro materiale, con delle zone incavate e delle altre in rilievo; queste ultime sono l’esatta riproduzione del disegno o della foto che deve essere riprodotta. La preparazione del clichè si basa sull’impiego di colloidi bicromati, i quali, mentre sono di norma insolubili, se esposti alla luce diventano tanto più solubili quanto più lunga è l’esposizione e più intensa l’illuminazione. I colloidi bicromati, in pratica, sono sostanze come la gelatina, l’albumina, la caseina e molto altro, impregnate con un bicromato alcalino.
Chimica industriale: le varie tipologie di colonne
La colonna è una delle apparecchiature maggiormente sfruttate della chimica industriale: si tratta di un elemento essenziale per quel che concerne la realizzazione di diverse operazioni, quali la distillazione e l’assorbimento. Le colonne possono essere del tipo a pioggia, a riempimento, oppure a piatti e funzionano di solito con le due fasi (liquido-liquido, liquido-gas, liquido-vapore) che si muovono controcorrente, vale a dire dall’alto verso il basso e l’altra in senso opposto. La colonna a pioggia rappresenta il dispositivo più semplice in questo senso ed è formato da un adatto recipiente, di solito di forma cilindrica, avente altezza molto superiore rispetto al diametro e munito al livello superiore di ugelli o di distributore della fase da disperdere.
Sintesi industriale dell’ammoniaca: il processo Haber-Bosch
Il processo Haber-Bosch è noto a livello industriale anche con una denominazione più semplice, vale a dire quella di “Processo Haber”: si tratta di uno dei primi procedimenti che sono stati applicati nell’industria per la fabbricazione e la sintesi industriale dell’ammoniaca, il tutto su larga scala. La camera di catalisi che viene impiegata in tale processo consiste in una colonna di acciaio a pareti molto spesse, alta fino a dodici centimetri ed entro la quale è disposta una serie di tubi. Questi ultimi contengono proprio il catalizzatore e tendono a restringersi alla base. Nel mezzo della colonna, invece, possiamo trovare di solito una resistenza elettrica che serve per regolare la temperatura di reazione, usualmente mantenuta a cinquecento gradi per convenzione.
Prodotti dell’industria nautica: gli hovercraft
L’hovercraft è uno dei mezzi più particolari e curiosi che l’industria nautica sia mai riuscita a produrre: la sua denominazione alternativa è quella di “veicolo a cuscino d’aria” (l’acronimo inglese è Acv, vale a dire Air Cushion Vehicle), con la caratteristica specifica di potersi muovere sia sull’acqua sia sul terreno, grazie soprattutto al sostegno, totale o parziale, del cuscino d’aria che è interposto tra la carena e la superficie sulla quale esso si muove. La spinta del galleggiamento, inoltre, è fornita con un’ampia riserva allo scafo stesso, sia quando galleggia che quando si muove sul cuscino d’aria, da appositi compartimenti a tenuta stagna.
Tecniche industriali per metalli: la coestrusione
La coestrusione è la tecnica meccanica con cui si dà luogo all’estrusione simultanea di due o più metalli, vale a dire la deformazione plastica per la produzione costante: essa consente quindi di fabbricare dei prodotti di alta qualità come ad esempio i profilati, le verghe e i tubi di un metallo ricoperto con uno strato di un altro metallo, oppure, in alternativa, profilati nei quali un materiale segue l’altro come nei giunti tubolari fra metalli diversi. Nella coestrusione di metalli diversi è anche necessario che essi, alla temperatura di estrusione, abbiano una rigidità pressoché uguale. Con degli speciali accorgimenti, inoltre, si ottengono dei buoni risultati con metalli di rigidezza molto diversa, come l’acciaio inossidabile e l’alluminio.
Chimica industriale: il cotone collodio
Spesso si sente parlare in ambito chimico delle soluzioni di cotone collodio che sono immerse nei miscugli di etere ed alcol. Il collodio in questione non è altro che un liquido limpido e piuttosto sciropposo, incolore o al massimo leggermente giallo, dall’odore fortemente etereo: una volta che viene spalmato sulla pelle oppure su una superficie di qualunque tipo, si viene a formare uno strato molto sottile che, in breve tempo, diventa secco e aderente. La pellicola che si può ottenere in questa maniera a seguito dell’evaporazione del solvente, tende a infiammarsi e bruciare molto rapidamente, addirittura con una leggera deflagrazione, ma solamente nel caso in cui sia posta in contatto con una fiamma.
L’industria dell’abbigliamento tra il XVIII e XIX secolo
Quali sono state le principali innovazioni tecniche e le modifiche più importanti per quel che concerne l’industria dell’abbigliamento? I cambiamenti di maggiore rilievo sono stati sicuramente registrati tra il XVIII e il XIX secolo: nel ‘700, infatti, l’invenzione del telaio Jacquard in territorio francese e dei filatoi meccanici in Inghilterra consentirono ai due paesi europei di beneficiare di una vera e propria leadership per quel che concerne questo settore industriale. La produzione tessile subì un vero e proprio boom, con l’intento specifico di modificare in maniera concreta i concetti di comodità e di morbidezza. Comunque, è all’inizio del XIX secolo che l’abbigliamento maschile di tipo più “borghese” comincia a risentire degli influssi provenienti dal Regno Unito, con le forme che possono essere definite davvero moderne.
Rettificatrici industriali: le macchine centerless
La centerless non è altro che la rettificatrice industriale senza centri, una macchina speciale che, contrariamente alle sue “colleghe” tradizionali, non richiede alcun organo di fissaggio dei pezzi e di centraggio assiale degli stessi con le contropunte. Il macchinario in questione, quindi, viene impiegato soprattutto per i pezzi di forma semplice o di piccolo diametro, i quali non si prestano alle rettificatrici comuni. In effetti, un pezzo cilindrico lungo e di piccolo diametro non può centrarsi sulle contropunte, dato che, per la pressione esercitata dalla mola in lavoro, tenderebbe a flettersi; ugualmente, un pezzo cilindrico ma corto non può fissarsi fra le contropunte perché lascerebbe poco spazio utile per le manovre.
Il cofferdam nelle costruzioni industriali e nella nautica
Il termine cofferdam ha una doppia valenza nell’ambito delle costruzioni industriali: di solito si è abituati ad associarlo alle barriere temporanee che vengono realizzate in legno o in lamiera, costruita per escludere l’acqua da un’area che sia normalmente sommersa. Essa viene utilizzata per la costruzione delle fondazioni delle dighe, ma anche dei ponti o di strutture simili per quel che riguarda l’ambito subacqueo. Nel caso in cui venga utilizzata una doppia intercapedine, lo spazio che è compreso tra le due armature viene riempito di argilla e di ghiaia. Nel momento in cui, poi, si prevede di incontrare delle grandi pressioni idrostatiche, si preferisce andare a utilizzare dei cassoni pneumatici piuttosto che il cofferdam stesso.