Quale futuro per il distretto navalmeccanico della Spezia?

La burocrazia sembrava aver mietuto una delle sue tante vittime, arrivando quasi a dimenticare il distretto dell’industria navalmeccanica della Spezia; quest’ultima realtà, invece, meritava ben altre attenzioni, in quanto la sua espansione ed esistenza duravano già da diverso tempo. In effetti, non bisogna dimenticare che nel capoluogo ligure il settore in questione è stato sempre molto attivo, con una vocazione storica alle costruzioni e riparazioni di navi. Tra l’altro, queste attività erano dominate e sviluppate da un importante stabilimento della Fincantieri, ma anche da quello di Ferrari-Signani per quel che concerne le navi da crociera, oltre ai cantieri dell’Arsenale e a nomi meno noti di aziende.

Di conseguenza, si può ben immaginare come il comparto a cui si sta facendo riferimento sia riuscito a creare molti posti di lavoro: quindi, è stato più che scontato pensare all’istituzione di una distretto vero e proprio da ampliare nelle dimensioni e da stabilire per legge. Purtroppo, però, tutte queste intenzioni sono rimaste solamente delle belle utopie. In effetti, il distretto in questione non è mai riuscito a funzionare, anzi fin dal 2008, anno della prima crisi economica recente, si è dovuto arrendere all’evidenza dei fatti, con la nautica in enorme difficoltà dal punto di vista finanziario. Ma il sogno non è terminato in maniera brusca e può continuare.

In pratica, le aziende da coinvolgere hanno deciso di puntare più che sulle costruzioni, sulla ricerca, tanto da rendere possibile la nascita del Distretto Ligure delle Tecnologie Marine, una entità molto interessante che riguarda l’intera regione Liguria. L’obiettivo è stato sin da subito quello di favorire l’unione tra l’università, la ricerca e lo sviluppo di progetti di forte impatto industriale. Tutto questo è davvero sorprendente, soprattutto se si pensa che il fronte occupazionale è profondamente cambiato nel giro di diversi anni: i tremila occupati di due decenni fa, infatti, si sono ora attestati a quota 1.300.