Le lampade a luminescenza e fluorescenti

Tra le lampade elettriche di maggiore utilizzo, anche e soprattutto a livello industriale, figurano senza dubbio quelle a luminescenza e quelle fluorescenti. Le lampade a luminescenza sfruttano appunto quanto prodotto dalla scarica elettrica in un gas a bassa pressione; eventualmente, possono essere presenti anche dei vapori metallici, come ad esempio il mercurio. Le lampade a catodo freddo richiedono per il loro funzionamento delle tensioni piuttosto elevate e delle correnti molto basse. Nel caso in cui vengono alimentate con dei trasformatori appositi, allora questi ultimi devono avere una grande reattanza, altrimenti è necessario disporre di resistenze o reattanze in serie.

I parafulmine di protezione delle linee elettriche

La protezione delle linee elettriche avviene solitamente attraverso dei moderni scaricatori del tipo a cristallite, a caduta catodica e a espulsione d’arco. Si tratta di quelli che siamo abituati a chiamare “parafulmini”, essenziali per l’esistenza intera degli impianti elettrici. Gli scaricatori, per l’appunto, vengono montati sulla linea in questione derivandoli verso terra; dato che la loro caratteristica principale consiste nel possedere una resistenza interna che è variabile in funzione della tensione (la resistenza è elevatissima alla tensione normale per cui sono costruiti, mentre è bassa in presenza di una tensione molto alta), il loro collegamento elettrico sulla linea nel modo che è stato appena descritto è innocuo fintanto che la linea riesce a funzionare a tensione di esercizio, mentre costituiscono un franco di corrente continua a terra nell’ipotesi di una tensione della linea che sia in grado di superare determinati valori.

Radiotecnica, l’importanza dei provavalvole

I provavalvole stabiliscono in modo quasi immediate la bontà di un tubo elettronico e si basano generalmente sul controllo dell’emissione totale del tubo, ma anche sulla cosiddetta conduttanza mutua. Le tipologie industriali in questione sono diverse, ma si possono ricordare anzitutto i provavalvole a emissione totale: in questo caso, infatti, subito aver collegato la griglia con l’anodo e aver sottoposto il filamento alla tensione normale di accensione, si va ad applicare al tubo una tensione ridotta e compresa tra i trenta e i cinquanta volt, alternata oppure continua. Un milliamperometro, inoltre, con una opportuna protezione con resistenza derivata graduabile, viene inserito nel circuito anodico e fornisce il valore della corrente totale emessa dal filamento stesso, da cui si stabilisce la bontà del tubo previo un confronto con la tabella che è annessa allo strumento e riporta le emissioni di tutti i tipi che sono supposti in eccellente stato e riferiti alle condizioni normali di funzionamento dell’apparato.

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Sottostazioni elettriche: la conversione di corrente

Nell’ambito delle sottostazioni e degli impianti di conversione, assume una certa rilevanza la conversione di corrente alternata in continua. In questo caso, le più importanti sottostazioni sono quelle che presentano dei gruppi rotanti sincrono-dinamo e che consentono anche la regolazione della tensione della rete sulla quale sono derivati i sincroni, effettuando un rifasamento della rete stessa mediante il funzionamento dei sincroni con sovraeccitazione: inoltre, molto interessanti sono le sottostazioni che presentano dei raddrizzatori a vapori di mercurio.

La levigatura delle macchine industriali

Per la levigatura sulle macchine utensili industriali si possono sfruttare vari metodi. Ad esempio, una delle opzioni di scelta riguarda l’utilizzo di polveri abrasive, vale a dire le stesse che sono indicate e consigliate per la lavorazione di tipo manuale: i pezzi che dovranno essere levigati, quindi, devono essere sfregati su dei dischi piani o tra di essi, per essere poi lavorati nella maniera più accurata possibile in serie di tre come i piani di riscontro. Nella maggior parte dei casi, poi, questi stessi piani sono realizzati in ghisa dolce, rame, piombo, ma non si devono dimenticare nemmeno le sostanze plastiche.

Elettronica industriale: il triodo a gas Thyratron

I thyratrons sono dei tubi termoionici a riempimento gassoso o a vapore di mercurio con griglia di controllo e anodo semplice: in genere, essi hanno un catodo ad ossido riscaldato e possono essere del tipo a triodo o tetrodo. Fra le caratteristiche dei thyratrons e quelle dei tubi a vuoto a griglia di controllo c’è comunque una differenza rilevante. Nel caso di un triodo a vuoto, infatti, il controllo di griglia va ad agire sulla corrente dell’anodo in modo continuo, mentre in un thyratron la sua funzione è finita nel momento in cui il valore di innesco viene raggiunto. Si ha, a questo punto, la ionizzazione e la corrente assume un valore elevato in maniera piuttosto brusca. In queste condizioni, dunque, si addensano intorno alla griglia degli ioni positivi che ne neutralizzano l’effetto elettrostatico e quindi impediscono l’azione di controllo.

Materiali conduttori: l’utilizzo del rame

La tecnologia delle costruzioni elettromeccaniche non comprende soltanto i materiali isolanti, ma anche molto altro. Ad esempio, meritano un’ampia trattazione anche i cosiddetti materiali conduttori. Il rame è senza dubbio il materiale più utilizzato in questo senso: esso viene estratto ovviamente per via metallurgica dai suoi minerali (cuprite, malachite, azzurrite e calcoprite) e poi raffinato in un secondo momento per via elettrolitica. Occorre una grande purezza nel rame: delle sostanze eterogenee, come il piombo, il ferro, l’oro e l’argento, anche se in piccole quantità, ne aumentano la resistenza elettrica, un altro elemento di cui bisogna tenere conto. I conduttori che vengono maggiormente sfruttati, inoltre, si presentano sotto diverse forme.

Amplificatori rotanti: l’amplidina e il rototrol

Gli amplificatori rotanti, la definizione più semplice con cui sono conosciuti i cosiddetti regolatori elettromagnetici, non sono servono ad altro che a controllare determinate potenze oltre il limite di convenienza per gli amplificatori magnetici. Come avviene anche nel caso dei generatori a corrente continua, essi devono essere azionati da un apposito motore. Inoltre, possono essere sostanzialmente di due tipi, vale a dire ad eccitazione separata (quella che viene chiamata amplidina) e quello dotato di auto-eccitazione, denominato anche con parole anglosassoni, ovvero “rototrol-rotating control“).

Comandi e controlli per macchine: i regolatori elettronici

L’impiego dei tubi elettronici a vuoto oppure a gas, la cosiddetta elettronica industriale, nelle diverse apparecchiature del sistema di controllo e regolazione consente di ottenere una sensibilità molto elevata, un tempo di risposta piuttosto basso (la risposta è pressoché istantanea a un segnale di comando) e una elevata amplificazione, con la potenza di controllo che può essere molto piccola, anche se quella controllata è alta. Proprio per tali caratteristiche precise, il sistema può essere impiegato per il controllo di grandezze che sono variabili in modo rapido. Il regolatore elettronico di velocità per un motore a eccitazione indipendente, comprende diversi elementi: tra essi, possiamo sicuramente citare il trasformatore di alimentazione dei raddrizzatori, i raddrizzatori di potenza con tyraton per l’alimentazione indipendente del campo e dell’armatura e il generatore della tensione continua di riferimento, o segnale di entrata, con un apposito dispositivo di stabilizzazione.

Protezioni metalliche: la brunitura e la fosfatazione

Per proteggere le superfici metalliche si può fare affidamento anche sui processi chimici protettivi. Nel caso in cui si abbia a che fare con dei metalli ferrosi, allora si suddividono i metodi ai grassi, quelli di brunitura e quelli di fosfatazione. Nel caso della protezione con i grassi, si è soliti sfruttare oli minerali, vegetali e animali: dei primi il migliore è senza dubbio la vasellina pura filante, mentre tra quelli vegetali ci si può fidare degli oli cosiddetti siccativi, come il lino e la noce. La lanolina, poi, è il miglior grasso animale protettivo. Esistono in commercio delle apposite miscele che vengono preparate con le mescolanze di alcuni grassi e che vengono poi spappolate in appositi solventi, in particolare la benzina pura rettificata.