La produzione industriale delle acquaviti

Le acqueviti sono tutte quelle bevande alcoliche che si possono ricavare attraverso la distillazione dai mosti fermentati di frutta o di cereali, senza dimenticare ovviamente il vino e le vinacce. A seconda della materia prima che si va a sfruttare, i nomi dei prodotti finali sono differenti. Quali sono le tipologie più conosciute e famose? Anzitutto, si può cominciare a parlare dell’arak: quest’ultima è la tipica acquavite di riso, nonostante in alcuni casi venga preparata da altri prodotti sottoposti a fermentazione. La produzione industriale maggiore è quella che si registra nei paesi asiatici, in primis in Cina, in Giappone e nello Sri Lanka. Il brandy, invece, è la classica acquavite di vino, con il nome in questione che è stato imposto da una convenzione internazionale.

Molto interessante è anche il calvados, una bevanda che si ottiene dal fermentato di mele e che è caratteristica delle zone atlantiche della Francia, anche se la produzione è ben sviluppata nella regione basca della Spagna e in tutto il Portogallo. C’è poi da aggiungere la chicha, vale a dire l’acquavite che deriva dai mosti fermentati di mais; la sua diffusione è piuttosto ragguardevole per quel che riguarda la maggior parte delle nazioni dell’America Latina. Di conseguenza, il suo mercato è locale e territoriale, a causa delle tecniche di produzione industriale, le quali sono abbastanza rustiche e rozze.

Non si possono poi dimenticare cognac, gin e grappe. I cognac sono tipicamente transalpini e il loro pregio si deve in larga misura all’invecchiamento (la stagionatura) e alla qualità dei recipienti di stagionatura, di legno e di quercia. Il gin, invece, si ottiene per distillazione dei fermentati di orzo e frumento (aromatizzati con bacche di ginepro), mentre la grappa deve il suo successo alla distillazione delle vinacce, le quali contengono dal 2 al 5% di alcool etilico (la produzione industriale è ben sviluppata proprio in Italia).