Turchia: l’inquinamento industriale della città di Samsun

Samsun, città turca che sorge lungo il Mar Nero, è stata spesso giudicata come una delle migliori località al mondo per quel che concerne la qualità dell’aria: purtroppo, però, bisogna usare il passato, visto che la popolazione locale è aumentata fino a quasi 1,5 milioni di abitanti e sta lottando strenuamente contro l’inquinamento provocato dalla rapida industrializzazione, dall’urbanizzazione mal pianificata, dalle strade troppo strette e dalla crescita delle costruzioni immobiliari. Le condizioni sono piuttosto eloquenti, tanto è vero che questo stesso inquinamento raggiunge i suoi livelli più alti specialmente nelle ore serali.

Gli elementi più nocivi provengono ovviamente dalla zona industriale ed è anche il movimento del vento dominante a peggiorare il fenomeno. Nel 2007 sono stati costruiti diversi stabilimenti a Tekkeloy e già in quel caso ci si accorse che l’inquinamento dell’aria stava ponendo numerosi rischi per la salute dell’area circostante. La concentrazione di particolati come il diossido di solfuro, il nitrogeno e il monossido di carbonio è stata misurata dalla Ondokuz Mayis University e risulta compresa tra i mille e i tremila microgrammi per la precisione. In realtà, il particolato non può superare i quattrocento microgrammi nelle regioni industrializzate, dunque si è superato abbondantemente il limite.

Sempre secondo l’ateneo turco, infatti, gli abitanti della zona respiravano cinque anni particelle cancerogene superiori di ben sessantacinque volte rispetto ai valori normali. Nel 2008, poi, il tasso di diossido di solfuro a Samsun è stato misurato in circa 208 microgrammi per metro cubo (i limiti imposti dell’Unione Europea si fermano a venti microgrammi). Ecco allora che la municipalità ha deciso di lanciare un programma per contrastare il problema, con frequenti e regolari ispezioni della qualità dell’aria, sfruttando anche il Mobile Air Quality Measurement System, attivo sin dal 2005. I sei maggiori inquinanti, oltre a quelli già citati, comprendono anche l’ozono e gli idrocarburi, altre conseguenze dell’industrializzazione.