Industria siderurgica: l’importanza del secchione

Quando si parla di “secchione” in ambito industriale, si fa riferimento a un sinonimo della siviera; si tratta, infatti, di un grande tino a sezione circolare, il quale presenta una leggera conicità che è aperta verso l’alto e in cui si versa l’intera colata di acciaio liquido che proviene direttamente dal forno di produzione. L’iter da seguire in tal caso è presto detto. Anzitutto, nel secchione l’acciaio viene fatto sostare per alcuni minuti, con il preciso obiettivo di consentire a quelle scorie che sono interposte di salire fino in superficie. La secchia di colata è fabbricata con delle robuste lamiere chiodate, oppure anche saldate, in modo parziale o totale, tanto che poi essa può essere foderata con dei mattoni refrattari di diverso spessore.

Sul fondo, inoltre, questa stessa secchia è munita di un foro di colata che può essere chiuso con un apposito tappo di refrattario, comandato da un dispositivo a leva che è applicato sul mantello. All’estremità di un diametro e ad un’altezza superiore al centro, sono fissati al mantello di metallo i pernoni di sostegno, attraverso i quali la siviera verrà sollevata dal carroponte. In prossimità del fondo, poi, più precisamente a novanta gradi rispetto all’asse dei pernoni, si trova un maniglione a cui viene attaccato il gancio per il rovesciamento del secchione stesso.

La durata del rivestimento in questione varia da meno di una decina di colate sino a un massimo di cinquanta; in una fase successiva, di solito, il rivestimento nuovo deve essere sempre ben essiccato e a questo specifico scopo si impiegano soprattutto i bruciatori a gas o a nafta, le stufe a carbone e molti altri strumenti di simile utilità. Quanto alle dimensioni, una siviera o secchione possono partire da un minimo di settanta tonnellate, mentre il diametro può raggiungere i tre metri complessivi, oltre all’altezza che è di poco superiore.