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Gli aiuti di Stato all’industria italiana sono i più bassi d’Europa

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L’industria italiana sconta da alcuni anni il pesante conto della crisi globale, che riduce produzione, fatturato e profitti. Ma non solo. Da alcuni anni a questa parte l’industria italiana ha maturato anche un non troppo lusinghiero primato. E’ infatti l’industria nazionale in Europa che riceve meno aiuti di Stato

Per Confindustria la produzione italiana è in aumento a settembre 2013

logo_confindustriaAnche se l’industria europea non raggiunge nel mese di settembre i risultati sperati, quelli dell’industria italiana non sono poi così deludenti. Il Centro Studi della Confindustria ha infatti diffuso i dati definitivi relativi all’andamento della produzione industriale nel nostro paese nel mese di settembre 2013.

Industria italiana superata da quella spagnola

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Nel rapporto annuale che Bruxelles diffonderà nella giornata di domani non ci sono delle buone notizie per l’industria italiana. Infatti risulta che la Spagna, paese sotto l’aiuto dell’Unione Europea per via della cresi interna, è riuscita a sorpassare l’industria italiana. Dal 2007 ad oggi l’industria italiana ha avuto un crollo del 20%. Un crollo del 20% che si lega ai dati del manifatturiero che riesce a rimanere leggermente sopra alla media dell’Unione Europea. Assieme all’industria italiana, il documento di Bruxelles riporta che si è persa competitività anche in quella che è la manodopera italiana dove i lavoratori sono troppo cari, un dato dettato dalla crescita zero che è stata affiancata dall’aumento del salario lordo. Un dato, quest’ultimo, registrato non solo in italia ma anche in Francia, Finlandia e Lussemburgo. Invece c’è stato un netto miglioramento, sempre per il costo della manodopera, per Spagna, Grecia, Portogallo, Irlanda e Cipro.

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Industria italiana in leggera ripresa

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L’industria italiana continua ad essere in difficoltà e questo è stato riportato in quelli che sono diversi resoconti, come uno degli ultimi diffusi dall’Istat, resoconto Istat che avevano sovvertito completamente le attese. Ma, nonostante gli ultimi dati poco rassicuranti, sembra che ci sia una leggera ripresa. Una leggera ripresa dell’industria italiana che arriva dalle esportazioni per quanto riguarda i settori tessile, abbigliamento, macchinari, arredamento e legno.

produzione industriale

Crolla la produzione industriale

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Arrivano dati piuttosto preoccupanti sulla produzione industriale italiana e non solo. I dati Istat hanno sovvertito completamente le attese, si pensava insomma ad una ripresa positiva della produzione industriale, ma non è stato assolutamente così e continua ad esserci molta preoccupazione per le varie industrie.

Il periodo di riferimento su cui sono stati studiati i dati Istat riguarda il mese di luglio con un calo dell’1,1%. Bisogna anche dire che le notizie positive dei mesi scorsi non potevano far sperare in un cambio di rotta forte e consistente, visto che si era parlato di un +0,3%.

Le energie rinnovabili vengono dal mare

Dopo aver abbandonato il nucleare, l’Italia dovrà pescare altrove l’energia. Pescare è il termine adatto, visto che secondo molti studiosi è dal mare che potrebbero venire le nuove energie rinnovabili.

L’ENEA sta lavorando per capire quali punti del Mediterraneo possano essere i più idonei per la produzione dell’energia. L’IEA (International Energy Agency) ha stimato che ci sarebbero dai 20 mila ai 90 mila Terawattora che si potrebbero sfruttare ogni anno dal mare. Stima che potrebbe portare  nel prossimo quinquennio a un volume di affari vicino ai 1,2 miliardi di dollari.

L’Agenzia Nazionale per l’Efficienza energetica sta mappando le nostre acque grazie a un finanziamento pari a 500 mila euro del ministero dello Sviluppo economico. Al momento lo sfruttamento del mare avviene mediante prototipi.

Caro gasolio: la crisi del settore ittico nell’Adriatico

Ammonta a 35 milioni di euro la somma bruciata nel settore ittico dal caro gasolio. Dato che aggrava la già difficile situazione del settore in Italia. A fornire il dato, tutt’altro che incoraggiante, è stata la Coldiretti ImpresaPesca che, in un’analisi al primo trimestre 2011, ha rivelato che i prezzi del carburante per i pescherecci sono cresciuti del 40 per cento.

In questi primi mesi dell’anno, la quantità di pescato nel Mare Adriatico ha fatto registrare un calo pari al 50 per cento. Le importazioni, invece, sono aumentate del’11 per cento.

Dato che ha fatto scattare l’allarme della Coldiretti ImpresaPesca, che ha chiesto il fermo immediato, accolto dal ministero delle Politiche agricole, il quale è intenzionato a interrompere le attività per un mese e mezzo per permettere il ripopolamento delle risorse.