Industria mineraria: la concentrazione

La concentrazione è una operazione tipica della chimica industriale, ma anche e soprattutto dell’industria mineraria. In effetti, si tratta del processo in base al quale vengono prese in considerazione delle masse rocciose che contengono minerali utili: lo scopo specifico è quello di separare questi ultimi dal materiale sterile e ottenere così i cosiddetti “concentrati”. L’operazione a cui si sta facendo riferimento prende anche il nome di “arricchimento”. Le tipologie possibili sono diverse, dunque è necessario elencarle in modo da capire le varie caratteristiche e le peculiarità. Anzitutto, si può accennare alla cernita a mano, ovvero la separazione a mano che avviene dopo la frantumazione della roccia dei pezzi che sono maggiormente mineralizzati rispetto a quelli sterili.

Il polo industriale di Carini è sempre più in fibrillazione

Carini, il comune siciliano in provincia di Palermo che rappresenta uno dei fulcri principali dell’economia isolana, sta vivendo una situazione non certo semplice per quel che concerne il suo polo industriale: in effetti, ben seicento occupazioni sono a rischio licenziamento, con la crisi economica che sta costringendo molte aziende e imprese a ricorrere agli ammortizzatori sociali come la cassa integrazione. Qui sorgono nomi importanti dell’industria locale, quale Italtel, Palitalia (società che si occupa della costruzione di pali per l’illuminazione pubblica), Effedi e Imesi-Ansaldo Breda, ma i battenti in fase di chiusura sono purtroppo una costante dell’intera zona.

Gli svariati impieghi industriali del sego bovino

Il sego, sinonimo di un altro termine, vale a dire quello di sevo, è il grasso dei bovini e degli ovini che viene estratto in particolare dal tessuto adiposo renale: l’utilizzo industriale è molto diffuso, soprattutto quando si va a parlare di impieghi alimentari, ma anche per altri usi particolari e piuttosto delicati. Tra l’altro, bisogna sottolineare un ulteriore aspetto, ovvero il fatto che il sego in questione viene estratto attraverso una opportuna fusione a temperature molto basse; al contrario, quando si ha a che fare con gli altri impieghi a cui si è appena fatto cenno, c’è da precisare che l’estrazione ha luogo anche a temperature che sono superiori ai cento gradi, con processi di fusione a vapore, sotto l’esercizio della pressione.

Industria olearia: i sistemi di estrazione delle olive

Ancora prima di sottoporre le olive ai sistemi tradizionali che si sfruttano per l’estrazione, è necessario effettuare un lavaggio accurato: l’obiettivo principale in questo caso è quello di eliminare gli elementi poco utili, come le foglie e i rametti. Il passaggio successivo prevede che i prodotti in questione vengano avviati con i nastri trasportatori alle macchine, le quali sono chiamate a realizzare in modo completo la frantumazione. Per questa specifica operazione si possono sfruttare due macchine industriali, vale a dire la molazza e il frangitore a martelli. La frantumazione è un passaggio molto importante in questo senso, visto che proprio da esso si ricava e si estrae il mosto oleoso che è composto appunto da olio e acqua di vegetazione.

Chimica industriale: il reforming della benzina

Il reforming è il processo della chimica industriale che ha per obiettivo quello di migliorare le qualità di una benzina: volendo essere ancora più precisi, bisogna sottolineare come si tratti dell’aumento del numero di ottano del carburante stesso. Proprio per questo motivo, il reforming può essere sia termico che catalitico, quindi bisogna capire quali sono le caratteristiche principali in questo senso. Anzitutto, il processo termico consiste in una sorta di piroscissione a cui si sottopone una benzina piuttosto pesante, in modo da riuscire a trasformarla in un composto decisamente più leggero. Il reforming catalitico, al contrario, prevede che vi sia una serie di reazioni che possono essere riassunte in diverse fasi (le più significative sono quelle della cicloversione, dell’ultraforming, del sovaforming e del powerforming).

Industria metallurgica: il difetto della segregazione

La segregazione è il difetto che spesso si può rilevare nei materiali che sono ottenuti per mezzo della fusione: in pratica, si tratta di una mancanza di omogeneità nella costituzione cristallina degli stessi. Quali sono le cause principali? Quando un metallo fuso comincia a solidificarsi, si formano tanti piccoli germi cristallini che vanno man mano aumentando di dimensione. Però, mentre la parte più interna di ogni singolo cristallo, la quale è quella che si forma per prima, è composta di un materiale molto puro, gli strati che si aggiungono in via progressiva risultano sempre più ricchi di impurità, quali carbonio, zolfo e fosforo. A questo primo difetto, inoltre, se ne aggiunge un altro, detto “grande segregazione”, il quale è dovuto principalmente al fatto che i primi cristalli si formano a contatto con le pareti della forma, in cui il raffreddamento è più rapido, e sono notevolmente puri, mentre le impurità vengono respinte verso il centro della forma dove il materiale è ancora liquido.

La diciottesima edizione del Convegno di Igiene Industriale

Corvara, il maggior centro della Val Badia (ci troviamo nel cuore delle Dolomiti, nella provincia di Bolzano per la precisione), è in attesa dell’imminente convegno di igiene industriale che andrà a riguardarla in una tre giorni davvero importante: si tratta della diciottesima edizione di questo evento, il quale viene puntualmente convocato dall’Associazione Italiana degli Igienisti Industriali (Aidii) e che è prevista in programma dal 28 al 30 marzo prossimi nella sala comunale. Di cosa si discuterà quest’anno nel dettaglio? Gli argomenti principali sono sostanzialmente cinque e si riferiscono a delle tematiche piuttosto ampie: si va dai rischi delle montagne e del mare ai rifiuti e ai rottami metallici, passando anche per i rifiuti che vengono creati dalle esposizioni dei monitoraggi, la valutazione dell’esposizione cutanea e degli agenti chimici e le acque in generale.

Dispositivi industriali: l’ingrassatore

L’ingrassatore è un macchinario industriale piuttosto importante, visto che si tratta del dispositivo che serve per lubrificare con il grasso gli organi delle altre macchine: più precisamente, vengono coinvolti quei mezzi le cui superfici, le piane o le curve sono animate di un moto relativo. Una tipologia molto interessante in questo senso è quella dell’ingrassatore con il coperchio a vite. In pratica, la sua denominazione alternativa è quella di “Stauffler” ed è costituito da una scatola realizzata in metallo, di forma cilindrica e chiusa da una parte, senza dimenticare la caratteristica fondamentale della filettature interna. In effetti, è proprio in quest’ultima che viene introdotto il grasso, il quale viene poi fissato al supporto.

Prodotti dell’industria chimica: l’indio

L’indio, elemento chimico che viene riconosciuto universalmente con il simbolo In e il numero atomico 49, appartiene al terzo gruppo del sistema periodico; la sua presenza è davvero molto modesta sulla crosta terrestre, ma comunque esso è distribuito in un gran numero di minerali e, in particolare, in quelli di zinco che ne contengono fino allo 0,1%. Proprio per questo motivo, la sua produzione industriale parte dai minerali di zinco; la purificazione finale dell’indio (fino al 99,9% per la precisione) viene in genere eseguita attraverso l’elettrolisi in un ambiente piuttosto acquoso. Tra l’altro, tale metallo è anche molto tenero e possiede la proprietà unica di aderire ad altre superfici quando vi viene strofinato. La temperatura di fusione supera i 156 gradi, mentre quella di bollitura deve essere necessariamente superiore ai duemila gradi.

Leghe metalliche: l’uso industriale dell’Invar

L’Invar è quella lega metallica che contiene il 64% di ferro e il 36% di nichel. Quando si raggiunge una temperatura che può essere definita come “ordinaria”, essa tende ad assumere un coefficiente di dilatazione molto basso, dunque si può desumere che l’Invar va considerata come indilatabile per le applicazioni pratiche. Il tipico impiego industriale è quello che si riferisce agli strumenti di misura, agli apparecchi scientifici e ai pendoli per gli orologi. Tra l’altro, bisogna anche sottolineare come, oltre ai già citati ferro e nichel, siano presenti anche delle tracce di carbonio e cromo. La scoperta in questione si deve a un fisico di origine svizzera, il premio Nobel Charles Edouard Guillaume.