Chimica industriale: come viene impiegato l’afnio

L’afnio metallico ha una densità pari a 13,3 e riesce a fondere a una temperatura di circa 2.600 gradi. Questo elemento chimico (il simbolo è Hf per la precisione) ha tra i suoi composti più importanti l’ossido, il carburo e il fluoruro. L’afnio presenta inoltre una certa importanza per quel che riguarda la preparazione di filamenti utili per le lampadine elettriche. Un altro impiego interessante è quello che ha a che fare con il controllo di alcuni tipi di reattori nucleari, visto che presenta un’alta sezione di cattura dei neutroni termici.

Chimica industriale: il rubidio

Il rubidio è un elemento metallico che appartiene al primo gruppo del sistema periodico: è abbondante in maniera relativa in natura, anche se è in ogni caso associato a quei minerali che contengono litio e cesio. A differenza del sodio e del potassio, inoltre, esso non è mai reperibile come alogenuro. C’è anche da sottolineare che il minerale lepidolite contiene di solito circa il 3% di ossido di rubidio. La sua scoperta si deve a due scienziati tedeschi, Robert Wilhelm Bunsen e Gustav Robert Georg Kirchhoff, i quali nel 1861 esaminarono allo spettroscopio le radiazioni di emissione dei composti alcalini estratti dal minerale citato in precedenza.

Gas nobili: gli impieghi industriali dello xenon

Lo xenon è un elemento che appartiene alla famiglia dei cosiddetti gas nobili: il simbolo in questione è Xe, mentre il numero atomico è 54. Si tratta di una delle componente dell’aria, nonostante non si stia parlando di una quota molto alta, vale a dire 0,086 parti per milione dell’aria secca. Di solito, esso viene prodotto in misura di cinque punti percentuali tra tutti i sottoprodotti, nel corso della fissione dell’uranio nelle pile atomiche, dunque si può già parlare di un suo importante utilizzo. Lo xenon allo stato puro, inoltre, viene in genere preparato a livello industriale per poter perfezionare la distillazione frazionata dell’aria liquida.

Terre rare: come l’industria impiega il samario

Il samario è uno degli elementi che fa parte delle famiglia delle cosiddette “terre rare”. Il numero atomico è il 62, mentre il peso atomico è 150,4, senza dimenticare che il simbolo identificativo è Sm. Esso è stato ottenuto per la prima volta in forma pura nel lontano 1901: al giorno d’oggi, invece, i suoi composti trivalenti (il samario ha delle interessanti caratteristiche e proprietà metalliche) possono essere facilmente separati dai sali delle altre terre rare, il tutto attraverso una cromatografia a scambio ionico. L’ossido di samario si scioglie in maniera piuttosto agevole negli acidi, dando vita a una serie di sali che vengono di solito impiegati come scintillatori fotosensibili nella regione spettrale del rosso e dell’infrarosso.

Chimica industriale: le particolarità della gomma butile

La gomma butile è una gomma sintetica che si ottiene dalla copolimerizzazione di due elementi, l’isobutilene e l’isoprene. Nel primo caso, la polimerizzazione consente di ottenere dei prodotti che sono privi di doppi legami e di conseguenza non vulcanizzabili. Andando ad aggiungere l’isoprene in quantità molto piccole (dall’1,5 al 4,5% per la precisione) si riesce a superare brillantemente questo ostacolo. In effetti, le catene che si ottengono in tale maniera sono caratterizzate da molecole di isobutilene che vengono intervallate ogni tanto da una di isoprene.

Le vernici al poliuretano e alla nitrocellulosa

Tra le vernici industriali che meritano un approfondimento figurano senza dubbio quelle al poliuretano e quelle alla nitrocellulosa. Cerchiamo di capire di cosa si tratta. Le vernici al poliuretano fanno parte del gruppo delle vernici reattive e si caratterizzano per i due tipici componenti che devono essere mescolati in una determinata proporzione, immediatamente prima del loro impiego. Dopo aver effettuato il mescolamento in questione, il prodotto può essere utilizzato solamente per poche ore, vale a dire prima che indurisca.

Chimica industriale: le olefine

Le olefine sono degli idrocarburi alifatici insaturi, a catena aperta, e con un doppio legame chimico tra due atomi di carbonio. Esse sono dette anche alcheni o alchileni. L’aspetto fisico con cui si ha a che fare è molto simile a quello degli oli. Il fatto che siano idrocarburi insaturi dipende essenzialmente dal fatto che è possibile aggiungere al doppio legame degli atomi di idrogeno o di altri elementi, formando in questa maniera dei composti nuovi di zecca. A seconda degli atomi di carbonio, assumono diverse caratteristiche: ad esempio, quando sono compresi tra due e quattro, esse risultano gassose a temperatura e pressione ordinarie, mentre con cinque o più atomi le olefine sono di solito liquide a temperatura ordinaria, senza dimenticare che sono comunque tutte poco solubili in acqua.

Adottata a Ginevra la convenzione sulle emissioni di mercurio

Sono stati necessari ben sette giorni prima di arriva, proprio oggi, all’adozione della convenzione sul mercurio da parte dell’Onu (Organizzazione delle Nazioni Unite): il sì è giunto dai circa 140 paesi che erano presenti a Ginevra, un voto molto importante proprio per l’obiettivo che dovrà essere raggiunto. In effetti, si punta a ridurre le emissioni globali di questo elemento chimico, dato che sono altamente tossiche, sia per l’uomo che per l’ambiente. Nell’ambito della chimica industriale, il mercurio è ben noto come un metallo pesante, il quale tende ad accumularsi nei nostri organismi, senza dimenticare la nocività che può arrecare al sistema nervoso e a quello immunitario.

Gli estrattori industriali liquido-liquido

Gli estrattori industriali liquido-liquido sono delle apparecchiature molto semplici da descrivere e costruire. Essi sono utili per l’estrazione, come suggerisce appunto il nome, e per l’operazione in uno o più stadi si ha un mescolatore per ognuno di essi. Nella grande maggioranza dei casi, comunque, è sufficiente una pompa centrifuga a cui si fanno arrivare in maniera contemporanea i due liquidi che devono essere miscelati. Per ottenere la separazione degli strati delle miscele che si formano si utilizzano dei semplici decantatori, oppure le cosiddette “fiorentine”, vale a dire dei recipienti che servono alla separazione di due liquidi non mescolabili che tendono a stratificarsi a causa della loro differente densità.

L’impiego industriale del tellurio

Il tellurio, elemento chimico che si caratterizza per un punto di fusione pari a 452 gradi e un punto di ebollizione vicino ai mille, è un semi-metallo di colore bianco argenteo, friabile, stabile all’aria e anche nell’acqua bollente. Per rendere più semplice la sua estrazione, si adoperano i fanghi che residuano dalla raffinazione elettrolitica del rame e del piombo, oppure la polvere che proviene dall’arrostimento dei minerali contenenti tellururo di oro. Questi ultimi vengono dunque fusi con il nitrato sodico e il carbonato e la massa fusa viene estratta con acqua.