Chimica industriale: la stabilizzazione delle benzine e del vetro

Nella chimica industriale il termine stabilizzazione si riferisce a diversi elementi. Ad esempio, la stabilizzazione delle benzine è una operazione che prevede di separare gli idrocarburi gassosi (in primis il propano e il butano) dalle benzine ottenute sia dal frazionamento del greggio che dai vari processi di cracking. La presenza di questi stessi idrocarburi andrebbe a determinare delle perdite piuttosto ingenti di peso per evaporazione nel corso dell’immagazzinamento, del travaso e del trasporto: in aggiunta, si verrebbero a verificare diversi inconvenienti per quel che concerne i carburatori dei motori (il termine tecnico che viene utilizzato è quello di “vapour lock” per la precisione).

Chimica industriale: l’acido acetico

L’acido acetico viene preparato dalla chimica industriale mediante una varietà di metodi, dei quali i più utilizzati sono senza dubbio l’ossidazione biologica (manifattura dell’aceto) e la sintesi catalitica dell’acetilene. Tale acido è un importante intermedio in moltissime reazioni di biosintesi ed è presente come costituente naturale di molti fluidi biologici e di succhi vegetali. L’acido acetico puro viene spesso chiamato anche “glaciale”: si tratta di un liquido incolore, il cui punto di ebollizione è pari a 118 gradi, mentre la temperatura di congelamento è fissata a poco meno di diciassette gradi. L’azione corrosiva, inoltre, è molto forte.

Chimica industriale: il processo dell’alluminatura

Con il termine alluminatura si indica il procedimento tecnologico che consiste nell’applicare uno strato di alluminio metallico puro su oggetti di metallo: gli esempi possono essere quelli del ferro e del rame, ma anche quelli non metallici (in primis il legno e la tela) vengono presi in considerazione. Lo strato di alluminio in questione ha uno scopo sia decorativo che protettivo. Quest’ultimo effetto è dovuto al fatto che l’alluminio, a contatto con l’atmosfera, si ricopre di uno strato di ossido molto sottile e duro che protegge il materiale sottostante da una ulteriore corrosione.

Prodotti dell’industria chimica: la canfora

La canfora è un composto ciclico che appartiene alla famiglia dei terpeni chetonici: essa esiste nelle due forme che sono otticamente attive, ovvero destro e levo-gira, ma anche come mescolanza delle due (in questo secondo caso si parla di “miscela racemica”). Tutte e tre le forme tendono comunque a fondere alla temperatura di 178 gradi. La più comune in assoluto per quel che concerne la chimica industriale è senza dubbio la destro-canfora, la quale si trova in natura nel legno e nelle foglie dell’albero della canfora, arbusto che crescere in via principale a Taiwan.

Le preparazioni industriali a base di fluosilicati

Il fluosilicato è il sale dell’acido fluosilicico, dunque si sta parlando di un elemento che fa parte integrante della chimica industriale. Esso si ottiene attraverso un’apposita neutralizzazione, la quale coinvolge l’acido stesso con gli alcali o con un ossido basico, oppure ancora per reazione di scambio con un sale del metallo che più si desidera. I sali in questione, comunque, possono essere ricavati anche come sottoprodotti delle torri di lavaggio dei gas dell’industria dei perfosfati. Questi ultimi non sono altro che dei fertilizzati costituiti in larga misura da miscele di fosfato monocalcico e di solfato di calcio; esse si ottengono andando a trattare la fosforite con l’acido solforico.

Come viene usato dall’industria l’acido fluoridrico

L’acido fluoridrico ha un’importanza notevole nell’ambito della chimica industriale: si tratta di un composto del fluoro con l’idrogeno (la formula, non a caso, è HF). Lo si può ottenere in modo molto comune facendo reagire un fluoruro, come può essere ad esempio il fluoruro di calcio, con dell’acido solforico, avendo l’accortezza che la concentrazione sia superiore al 90%, seguendo la reazione di spostamento del metallo. Il suo ottenimento, comunque, può avvenire anche per mezzo della combinazione diretta, a temperatura ambiente, di idrogeno e fluoro. L’acido in questione è un gas (la temperatura critica è pari a oltre 230 gradi per la precisione) che, alla pressione atmosferica, tende a liquefare alla temperatura di 19,54 gradi, dando un liquido che non conduce la corrente elettrica.

L’importanza industriale della fluoresceina

La fluoresceina è un colorante organico sintetico che è stato scoperto nel 1871 dal chimico Adolf Von Bayer, il quale lo preparò per la prima volta fondendo insieme l’anidride ftalica e resorcina alla temperatura di 180-200 gradi. Le caratteristiche sono leggermente acide e il suo nome deriva essenzialmente dal fatto che le soluzioni del suo sale sodico o potassico, intensamente colorate in rosso, mostrano una fluorescenza giallo-verdastra così intensa da poter essere notato in modo distinto ad occhio nudo e anche in diluizioni che sono piuttosto elevate. In tal caso, si arriva fino a una parte su quaranta milioni.

Chimica industriale: i composti aliciclici

I composti aliciclici rivestono una grande importanza industriale, in particolare dal punto di vista del settore chimico: si tratta appunto di composti che, pur essendo dotati di una molecola con una struttura ad anelli ( a tre o a più atomi di carbonio per la precisione), hanno il comportamento chimico dei composti alifatici. Questi ultimi, infatti, sono di tipo organico e risultano legati tra loro, andando a formare una catena aperta o ramificata (i tipici esempi di tali composti sono senza dubbio gli alcani, gli alcheni, gli alchini e tutti i loro derivati, allargando il discorso in generale agli idrocarburi).

Chimica industriale: il rodio

Il rodio è un elemento metallico, tipico della chimica industriale, che appartiene al gruppo del platino: esso è presente in natura in forma metallica e accompagna in genere il platino stesso e l’oro nei rispettivi giacimenti. Anzitutto, come avviene l’estrazione di tale elemento? Un tipico metodo è quello della separazione chimica preliminare di una parte del platino e del palladio, con una successiva soluzione del residuo in piombo fuso. In questa maniera si sciolgono il platino e il palladio che sono ancora presenti, nonché il rodio. I primi due elementi, poi, sono eliminati attraverso attacco con acido nitrico, mentre il rodio, riscaldato in atmosfera di cloro, si libera delle impurità, trasformandosi in cloruro che non volatilizza.

Chimica industriale: gli asfalteni

Nell’ambito della chimica industriale, gli asfalteni sono dei composti policiclici saturi che contengono ossigeno e zolfo e che rappresentano la fase dispersa dei bitumi. In aggiunta, essi sono anche solubili quando hanno a che fare con il solfuro di carbonio, mentre accade l’esatto contrario nell’ipotesi di un contatto con l’etere di petrolio, il quale tende più che altro a farli flocculare (nel caso di utilizzo di coagulanti). Questa specifica caratteristica che si è appena descritta e relativa all’insolubilità viene messa a profitto sia per riuscire a determinare la composizione degli asfalteni, sia per osservarli al microscopio, dato che una superficie bituminosa perfettamente liscia, quando viene attaccata con etere di petrolio, mostra di solito gli asfalteni in rilievo.