L’utilizzo commerciale e industriale dell’acido borico

L’acido borico si presenta tradizionalmente come una sostanza bianca cristallina, solubile in acqua e presente in molti organismi viventi, oltre ad essere concentrata in determinati minerali. La scoperta in questione si deve al chimico olandese Wilhelm Homberg, il quale nel 1702 riuscì a ottenerlo per azione dell’acido solforico sul borace, in forma di cristalli laminari a struttura triclina: questi, inoltre, erano morbidi e saponosi al tatto, con uno splendore di tipo perlaceo e un punto di fusione raggiunto alla temperatura di 185 gradi.

Prodotti dell’industria chimica: la poltiglia bordolese

La poltiglia bordolese è un anticrittogamico tipico della chimica industriale: con questo termine si indicano solitamente gli agenti chimici, naturali o di sintesi che sono impiegati in campo agricolo per prevenire e combattere le malattie delle piante causate da funghi e da batteri. Tale poltiglia è caratterizzata essenzialmente da un miscuglio che si ottiene andando ad aggiungere una soluzione di solfato rameico a una sospensione di calce spenta. Inoltre, non bisogna dimenticare che le quantità di solfato, di calce e di acqua tendono a variare a seconda dell’utilizzo a cui la poltiglia stessa è destinata. In particolare, il solfato e l’idrossido di calcio sono solitamente in quantità simili.

Chimica industriale: il calomelano

Il calomelano è il composto chimico inorganico, meglio noto, per via della sua formula, come cloruro mercuroso. Di solito, esso si presenta come una polvere di colore bianco, la quale in dei casi molto rari si trova anche in natura (il minerale che corrisponde ad esso viene talvolta indicato con il nome di “corno di mercurio”). In genere, viene preparato attraverso un’apposita sublimazione contemporanea di cloruro mercurico e mercurio elementare, ma può anche essere ottenuto mediante il riscaldamento del solfato mercuroso in presenza di cloruro di sodio o per precipitazione attraverso acido cloridrico di soluzioni che contengono sali mercurosi solubili.

Chimica industriale: il minio

Il minio è un composto di protossido e perossido di piombo, ottenuto nell’ambito della chimica industriale partendo dal piombo di prima fusione. Quest’ultimo, infatti, viene riscaldato in dei forni a riverbero (la temperatura ideale è compresa tra i quattrocento e i cinquecento gradi per la precisione), in modo da ossidarlo a massicot. Una volta che è avvenuta la macinazione, poi, si procede con una ulteriore ossidazione a minio, in presenza di aria calda e in degli appositi forni. Per cento chilogrammi di questo composto sono necessari di solito 92 o 93 chilogrammi di piombo.

Fertilizzanti chimici: il guano

Nell’ambito della chimica industriale, il guano è quel concime naturale che deriva dal progressivo accumulo delle deiezioni e dei cadaveri di uccelli marini, in particolare lungo il litorale del Sud America in prossimità dell’Oceano Pacifico (i paesi coinvolti sono, nello specifico, il Cile, il Perù, l’Ecuador e la Colombia) e le isole vicine, ma lo si può trovare con una certa semplicità anche nell’Africa australe e in alcune parti del continente asiatico. Volendo essere ancora più precisi, questa specifica denominazione va attribuita anche a diversi prodotti fertilizzanti naturali e di origine organica.

Chimica industriale: il processo Frasch

Il processo Frasch viene sfruttato dalla chimica industriale per un motivo ben preciso: in effetti, si tratta di uno specifico metodo di estrazione dello zolfo naturale dai giacimenti che lo contengono in una forma quasi pura. L’estrazione a cui si sta facendo riferimento, inoltre, viene posta in essere facendo penetrare nel giacimento stesso, attraverso delle opportune trivellazioni, tre tubi concentrici. Nel dettaglio, nell’intercapedine più esterna viene pompata l’acqua che è stata surriscaldata (la temperatura raggiunta è di circa 160 gradi per la precisione), la quale fondo lo zolfo (quest’ultimo ha infatti una temperatura di fusione pari a 120 gradi).

Chimica industriale: l’ossidazione anodica

L’ossidazione anodica è il processo chimico-industriale che viene provocato attraverso l’elettrolisi anziché con l’intervento di ossidanti di tipo chimico. Le ossidazioni di questo tipo presentano in genere il vantaggio, rispetto a quelle chimiche, di dar luogo a un solo prodotto e non a una miscela singola. Tale risultato si ottiene attraverso un controllo molto accurato sia del potenziale dell’anodo che della densità di corrente, oltre che con una opportuna scelta della soluzione elettrolitica. Le ossidazioni elettrolitiche sono molto usate soprattutto nella chimica inorganica, dunque è necessario ricordare le principali che vengono impiegate nell’industria.

Industria chimica: il deuterio e il tritio

Il deuterio e il tritio sono due elementi chimici di simbolo D e T, i quali sono indicati in alcune occasioni come forme di “idrogeno pesante”: la bomba all’idrogeno, che altro non è che una reazione di fusione termonucleare incontrollata, sfrutta proprio le loro proprietà nucleari. L’esplosione rappresenta la risultante energetica della collisione e della fusione di nuclei di questi elementi. Nel caso in cui si scoprisse un metodo per controllare questa reazione, il mondo avrebbe a disposizione una quantità praticamente illimitata di materia prima da sfruttare a scopo energetico, dato che il deuterio si trova in natura in quantità piuttosto abbondante, anche se molto inferiore rispetto a quella dell’idrogeno stesso.

Chimica industriale: il cloroformio

Di solito viene associato a uno dei suoi effetti principali, quello narcotico: il cloroformio è un liquido incolore, di odore e sapore dolciastri e molto caratteristici. Esso, inoltre, è poco solubile in acqua, mentre risulta esserlo nell’alcool oppure nell’etere, senza dimenticare che non rischia mai l’infiammabilità. In aggiunta, il cloroformio è in grado di sciogliere le resine, il caucciù, i grassi, lo iodio e l’indaco. All’aria e alla luce, comunque, si decompone in maniera parziale in cloro, acido cloridrico, cloruro di carbonile e fosgene.

Gli anticongelanti più sfruttati in ambito industriale

L’anticongelante è quella sostanza della chimica industriale che viene aggiunta a un determinato liquido per riuscire ad abbassarne il punto di congelamento. I prodotti più comuni che sono impiegati in tale ambito sono senza dubbio la glicerina, gli alcool etilici, metilici e isopropilici, i glicoli etilenico e propilenico. Un’altra classe di prodotti anticongelanti è rappresentata senza dubbio dalle salamoie, utilizzate negli impianti frigoriferi come liquidi circolanti; esse comprendono a loro volta delle soluzioni acquose di sali come il cloruro di sodio o di calcio. I requisiti che una sostanza anticongelante deve possedere perché possa rispondere in maniera egregia al suo scopo sono davvero moltissimi; tra i più importanti, se ne possono citare diversi.