I due significati industriali della cianurazione

Con il termine cianurazione si indicano sia un particolare procedimento per estrarre l’oro e l’argento dai loro minerali, sia un tipo di cementazione degli acciai. Il processo di cianurazione che viene impiegato per ottenere appunto i due metalli preziosi che sono stati appena menzionati sfrutta soprattutto i cianuri alcalini e si applica essenzialmente ai minerali che contengono l’argento nativo, il solfuro e il cloruro d’argento.

Chimica industriale: il boro

Il boro è l’elemento chimico che è ricompreso nel terzo gruppo del sistema periodico, insieme all’alluminio, al gallio, all’indio e al tallio. Possiamo trovarlo in natura sempre sotto forma di composti. L’elemento libero vero e proprio venne identificato con assoluta certezza e per la prima volta nel 1808, grazie a Joseph Louis Gay-Lussac e Louis Jacques Thénard, i quali lo ottennero in forma di polvere nera impura, andando a riscaldare l’anidride borica in presenza di potassio metallico.

Chimica industriale: i composti metallorganici

I composti metallorganici, conosciuti anche come “organometalli”, sono quelli che, nell’ambito della chimica industriale, contengono l’atomo del metallo che è legato direttamente al carbonio di radicali organici. Di solito, si identificano gli organometalli come semplici, nel momento in cui i composti risultano dall’unione del metallo a radicali organici, come ad esempio possono esserlo lo zincodimetile.

Prodotti dell’industria chimica: la stearina

La stearina è uno dei prodotti più interessanti dell’industria chimica: con questo termine si è soliti indicare il gliceride dell’acido stearico e, dal punto di vista commerciale, la parte solida (la quale è costituita in larga misura sempre da acido stearico) che si ottiene attraverso il frazionamento degli acidi grassi che provengono dall’idrolisi dei grassi animali e di quelli vegetali.

Prodotti dell’industria chimica: lo standolio

Lo standolio è l’olio siccativo o semi-siccativo che viene modificato per riscaldamento a temperature superiori ai 260 gradi, ma non oltre i 320, sia in presenza che in assenza di aria: il procedimento industriale in questione, il quale viene appunto denominato “standoilizzazione”, viene di solito compiuto tra i 280 e i 330 gradi, più precisamente in delle caldaie aperte oppure in degli autoclavi costruiti con metalli inattaccabili dagli acidi grassi, preferibilmente con una lamiera d’acciaio inossidabile.

Industria chimica: la grafite

La grafite non è altro che la modificazione di tipo cristallino che subisce il carbonio, dunque la si può ricomprendere nel raggio di applicazione dell’industria chimica: essa può essere rinvenuta in natura in strati oppure in nuclei o anche ammassi, fra gli scisti di argilla e quelli micacei, ma anche nei gneiss e nei graniti, senza dimenticare i calcari. La grafite naturale tende ad avere un colore che varia dal grigio al plumbeo e una lucentezza molto simile a quella di un metallo.

Chimica industriale: il Processo Bergius

Il cosiddetto Processo Bergius consiste sostanzialmente nell’idrogenazione dei combustibili, sia quelli solidi (come ad esempio il carbone e le ligniti) che quelli liquidi (in primis i residui della distillazione di oli minerali e bitumi): il nome di questa operazione, molto diffusa nell’ambito della chimica industriale, deve il suo nome al tedesco Friedrich Bergius, Nobel per la chimica nel 1931, il quale la ideò nel lontano 1910. La prima parte di questo processo si svolge soprattutto in fase liquida. Il carbone, dopo essere stato ben lavato per ridurre al minimo il suo tenore in sostanze minerali, viene macinato in maniera molto fine e la sua polvere è poi sospesa in oli pesanti, i quali possono anche essere dei residui di una precedente idrogenazione.

Industria chimica: le valvole termoplastiche

Le valvole termoplastiche sono una novità piuttosto recente per quel che concerne l’industria chimica: si tratta infatti di pochi decenni, da quando cioè tale impiego industriale è profondamente mutato, in particolare a causa della scoperta di nuovi materiali (in primis il polivinildenfluoruro, meglio noto con la sigla Pvdf). Comunque, occorre sottolineare come alcuni manager di questo settore non siano ancora molto a loro agio con i materiali di tale tipo. Le ragioni sono presto dette. In effetti, circa trent’anni fa, quando la termoplastica fa la sua prima apparizione sul mercato, molti utilizzatori sono convinti del fatto che ogni singola corrosione possa essere fatta sparire con il nuovo materiale.

Chimica industriale: come si ricavano gli oli siccativi

Gli oli siccativi sono quegli oli gliceridi che caratterizzano la chimica industriale e che presentano in maniera spiccata il fenomeno della siccavitazione. In pratica, si tratta del fenomeno che consiste nell’assorbimento da parte degli oli di ossigeno senza alcun tipo di irrancidimento. Questi elementi, inoltre, si caratterizzano per i loro acidi grassi, con tanto di doppi legami, non necessariamente coniugati tra loro. I principali oli siccativi sono quasi tutti ricavati dai semi, vale a dire quello di legno di Cina, quello di lino, di noce (ricavato in particolare dai frutti), di oiticica, l’olio di papavero e l’olio di perilla.

Chimica industriale: come si impiegano i denaturanti

I denaturanti sono quelle sostanze che vengono aggiunte ad altre per renderle adatte a degli usi particolari, in primis il cosiddetto processo di denaturazione: il termine in questione, molto utilizzato nell’ambito della chimica industriale, si riferisce soprattutto a quelle sostanze che sono aggiunte all’alcool etilico, in modo da renderlo adatto soltanto a usi industriali e comunque diversi da quello di semplice bevanda, un impiego per cui l’alcool stesso è soggetto a forti gravami fiscali. Questi ultimi, infatti, sono totalmente o parzialmente aboliti nel caso in cui l’alcool in questione è destinato a un uso diverso, quindi si possono ben comprendere i vantaggi da tale punto di vista.