Pontassieve: la riqualificazione della zona industriale di Via Lisbona

Una delle zone industriali più importanti della provincia di Firenze è quella di Via Lisbona, a Pontassieve per la precisione: non è un caso, infatti, se si sta pensando a una riqualificazione ambientale di questa stessa area, con la settimana che inizierà dopodomani che sarà decisiva per l’avvio del cantiere. Si tratta di un progetto che rientra a pieno titolo nel bando della Regione Toscana per i finanziamenti destinati alla riqualificazione di quelle aree utilizzate per gli insediamenti produttivi. Entrando maggiormente nel dettaglio, c’è da dire che sono stati stanziati 820mila euro a fondo perduto, denaro che sarà utile e prezioso per trasformare letteralmente Via Lisbona. L’obiettivo è quello di dar vita a una sorta di via “verde”, con tanto di piante e una maggiore qualità del paesaggio urbano, senza dimenticare il giardino pubblico, anch’esso da migliorare in molti aspetti.

La Forestale di Pavia sequestra l’area industriale ex-Chatillon

C’è stato bisogno del pronto intervento del Corpo Forestale di Pavia e degli agenti del Parco Lombardo Valle del Ticino per concretizzare il sequestro di una vasta zona industriale del luogo: si tratta, nello specifico dell’area denominata solitamente come “ex-Chatillon”, la quale si trova proprio nel comune pavese. Per quale motivo si è resa necessaria una operazione tanto drastica? Il terreno in questione, la cui area complessiva può essere stimata in circa 60mila metri quadrati, è stato sfruttato in passato per erigere lo stabilimento industriale della Snia Viscosa. Questo nome fa subito venire in mente le principali attività italiane per quel che concerne il settore chimico-tessile, in particolare nelle regioni del Nord.

Archeologia industriale: il Museo Ca’ Vendramin di Taglio di Po

Il periodo compreso tra il 12 e il prossimo 20 maggio sarà interamente dedicato alla “Settimana dell’ambiente” in Veneto: tra le iniziative di maggiore spessore non si possono infatti dimenticare le visite e i tour che sono stati programmati a impianti industriali e siti dal forte carattere ambientale. L’esempio maggiormente significativo in questo senso è senza dubbio quello del Museo Regionale della Bonifica Ca’ Vendramin, il quale sorge nella piccola Taglio di Po, in provincia di Rovigo. Anche la politica locale ha finalmente compreso che testimonianze di questo tipo devono essere preservate per la fruizione delle future generazionali: non è un caso, quindi, se questo impianto idrovoro, le cui attività sono cessate in maniera definitiva verso la fine degli anni Sessanta, sia oggi uno dei principali esempi di archeologia industriale del nostro paese, grazie soprattutto alla cornice circostante, rappresentata dal paesaggio splendido del Delta del Po.

La diciottesima edizione del Convegno di Igiene Industriale

Corvara, il maggior centro della Val Badia (ci troviamo nel cuore delle Dolomiti, nella provincia di Bolzano per la precisione), è in attesa dell’imminente convegno di igiene industriale che andrà a riguardarla in una tre giorni davvero importante: si tratta della diciottesima edizione di questo evento, il quale viene puntualmente convocato dall’Associazione Italiana degli Igienisti Industriali (Aidii) e che è prevista in programma dal 28 al 30 marzo prossimi nella sala comunale. Di cosa si discuterà quest’anno nel dettaglio? Gli argomenti principali sono sostanzialmente cinque e si riferiscono a delle tematiche piuttosto ampie: si va dai rischi delle montagne e del mare ai rifiuti e ai rottami metallici, passando anche per i rifiuti che vengono creati dalle esposizioni dei monitoraggi, la valutazione dell’esposizione cutanea e degli agenti chimici e le acque in generale.

Trattamenti delle acque per usi industriali

Per alcuni usi industriali determinati elementi che sono di norma presenti nelle acque allo stato ionico sono spesso dannosi: per tale motivo, essi vanno quindi o eliminati del tutto oppure sostituiti con altri che non presentano degli inconvenienti simili. Di particolare importanza è la cosiddetta dolcificazione, la quale consiste nell’eliminare il calcio e il magnesio, i cui sali costituiscono la durezza e provocano il formarsi di depositi che sono detti incrostazioni, quando l’acqua viene fatta bollire o evaporare, nonché molti altri inconvenienti in numerose applicazioni di tipo industriale. Attualmente, si ricorre alla sostituzione degli ioni calcio e magnesio con degli ioni sodio per mezzo delle resine scambiatrici di ioni.

Industria olearia: il progetto Re-Waste per smaltire i reflui

L’agro-industriale italiano è rappresentato in larghissima misura da un comparto specifico, vale a dire quello dell’industria olearia: l’olio di oliva è un’eccellenza alimentare dell’intero Mediterraneo, quindi si può ben comprendere l’importanza di tale settore. Il problema, però, è rappresentato dagli scarti e dai reflui che le aziende attive in tale ambito rilasciano nell’ambiente, rifiuti caratterizzati da una forte fitotossicità, ovvero la tossicità che riguarda da vicino gli organismi acquatici e la flora microbica. Come si può sopperire a questa difficoltà evidente? Lo smaltimento delle acque derivanti dalla molitura non è certo un problema di poco conto, anzi.

Le funzioni di competenza dell’ente parco

La gestione di un parco viene affidata solitamente a un ente specifico, l’ente parco per l’appunto: gli strumenti a disposizione in questo caso sono diversi, vale a dire quelli conformativi, quelli autorizzatori e quelli incentivanti, senza dimenticare le sanzioni che possono essere irrogate. L’ente parco, infatti, deve assolutamente adottare un regolamento per il parco che gestisce, in modo che si possa garantire il rispetto delle caratteristiche naturali, paesaggistiche, storiche e culturali della struttura. Il regolamento, inoltre, deve poter disciplinare nel dettaglio molte altre attività, come ad esempio la tipologia e le modalità di costruzione delle opere e dei manufatti, lo svolgimento delle attività artigianali, commerciali e di servizio, oltre alle varie funzioni di tipo ricreativo.

La bonifica dei siti industriali inquinati

Le bonifiche e i ripristini ambientali a livello industriale prevedono un iter ben preciso che in pochi conoscono. La bonifica vera e propria e tutte le leggi collegate da applicarvi diventano necessari nel caso di una contaminazione del sito oltre certi limiti, o anche quando c’è il pericolo che un determinato sito industriale possa correre questi rischi: vi sono infatti dei parametri e dei riferimenti ben precisi a cui rapportarsi per capire quanto grave sia il pericolo in questione. Ovviamente, i valori valgono per il suolo, il sottosuolo e le acque sotterranee; inoltre, c’è meno restrizione nel caso di siti a uso commerciale e industriale che quando si tratta di siti a uso verde pubblico, residenziale e privato. Il sito stesso viene definito come “inquinato”, quando anche uno solo dei valori limite viene oltrepassato.

I primi vantaggi del rapporto tra idraulica e urbanistica

L’idraulica e l’urbanistica sono due concetti che assumono una rilevanza maggiore in un passato molto vicino a noi.

In particolare, gli idraulici si dimostrano in grado di gestire in maniera perfetta il ciclo che va dall’analisi al progetto, grazie a una rappresentazione della vastità urbana mediante un ampio sistema di flussi interdipendenti tra di loro. La materia in questione si basa essenzialmente sulla matematica, tanto che la dinamica e la statica dei fluidi vanno poi a confluire nel materiale del perfetto perito industriale. Nell’Ottocento, comunque, le conoscenze non erano quelle attuali, ma si tentava di risolvere i problemi più importanti: ad esempio, tra essi possiamo citare le terre basse della Zelanda e le lagune del Veneto, tanto per rimanere a casa nostra.

I processi più diffusi per la protezione dei metalli

Come è possibile evitare la corrosione delle superfici metalliche?

I sistemi protettivi si dividono solitamente in quattro categorie: termici, meccanici, elettrolitici e chimici. Per quel che concerne le operazioni preliminari, bisogna anzitutto provvedere alla sgrassatura e alla pulitura. In alcuni casi, comunque, si può anche invertire l’ordine dei trattamenti, tutto dipende ovviamente dal tipo di lavoro con cui si ha a che fare. Per la sgrassatura si usa il metodo chimico o quello elettrochimico; con il primo si utilizzando appunto dei solventi, mentre con il secondo l’elettrolisi e delle soluzioni alcaline. In questo secondo caso, in particolare, la sgrassatura avviene attraverso la saponificazione o l’emulsione, a seconda del tipo di grasso.