Gli esempi di archeologia industriale di Biella

In Piemonte si possono scoprire e ammirare esempi di archeologia industriale davvero notevoli. Una città in cui è consigliabile andare se si è appassionati di queste tematiche è senza dubbio Biella: nella periferia orientale del comune, quella che è conosciuta come Chiavazza, si può scovare un antico opificio completamente dismesso e che meriterebbe una sorte senz’altro migliore.

Il Museo delle Industrie e del Lavoro di Saronno

Una mostra temporanea: il Museo delle Industrie e del Lavoro del Saronnese è nato da questa iniziativa a carattere non permanente e che risale a ben sedici anni fa, quando si decise di dedicare un allestimento proprio alle attività industriali più antiche della città lombarda. Da quel momento, poi, tutto è cresciuto in maniera esponenziale, con la nascita giuridica di un’apposita associazione e la raccolta di un nucleo di soci volontari.

A Colle di Val d’Elsa importante dibattito sull’archeologia industriale

È da qualche anno che Colle di Val d’Elsa (comune in provincia di Siena) è protagonista di una iniziativa molto interessante, “Le notti dell’archeologia”: in questa edizione si parlerà anche e soprattutto di archeologia industriale, tanto che la giornata di domani sarà dedicata proprio a tale argomento. Grazie alla collaborazione della Regione Toscana e dell’Amat (Associazione Musei Archeologici Toscani), il calendario di eventi è sempre molto fitto, con il museo Ranuccio Bianchi Bandinelli a farla da padrona. L’obiettivo, come sempre d’altronde, è quello di diffondere e valorizzare il patrimonio archeologico di questa regione, con incontri, dibattiti e aperture straordinarie.

Archeologia industriale: il Museo Minerario di Gambatesa

In Liguria, più precisamente nella Val Graveglia, nel comune di Ne (Chiavari), sorge uno dei più interessanti musei che fanno svettare fiera la bandiera dell’archeologia industriale italiana: si tratta del Museo Minerario di Gambatesa, il quale prende il nome dall’omonima miniera sotterranea che in passato consentiva di estrarre la braunite. I flussi turistici che vanta questa struttura sono davvero importanti, tanto che una visita in Liguria non può prescindere da questa tappa, visto che il percorso studiato non ha nulla da invidiare a Portofino o alle Cinque Terre.

I tesori dell’archeologia industriale: la Fornace Penna di Scicli

La più bella città che abbiamo mai vista, forse la più bella del mondo: è questo il giudizio che il celebre scrittore Elio Vittorini dà di Scicli, comune siciliano che si trova in provincia di Ragusa. Una delle sue principali attrattive, anche se magari può essere considerato un monumento di nicchia, è senza dubbio la Fornace Penna, una splendida testimonianza dell’archeologia industriale italiana, tanto che il critico d’arte Vittorio Sgarbi non ha esitato a definirla una “basilica laica in riva al mare”. Di cosa si tratta esattamente? Questo stabilimento industriale sorge nella contrada Pisciotto, più precisamente nella frazione che è denominata Sampieri.

A Sellero importante convegno sull’archeologia industriale

Il prossimo 6 luglio sarà una giornata, più precisamente una serata davvero speciale per quel che riguarda il comune di Sellero: ci troviamo in provincia di Brescia, nella Val Camonica, ed è previsto un confronto aperto con il pubblico presso il locale oratorio, un’occasione importante per discutere di orticoltura, ma soprattutto di archeologia industriale. E di patrimonio industriale a Sellero ce n’è molto, visto che le prime attività cominciarono nel lontano 1907, quando vennero sfruttate le miniere di Carona per l’estrazione dello zolfo.

Archeologia industriale: premiato l’Allihies Copper Mine Museum

L’Allihies Copper Mine Museum ha una storia lunga e affascinante: si tratta, infatti, del museo che sorge proprio a Allihies, comunità rurale irlandese della Contea di Cork, una testimonianza chiara di cosa sia stata l’attività estrattiva del passato in questa zona, in particolare, come ricorda anche il nome stesso, quella relativa al rame. Ebbene, ora questo museo a cui l’archeologia industriale deve davvero molto può anche fregiarsi di un premio davvero importante, vale a dire l’award che è stato ricevuto dal presidente dell’Aia (Association for Industrial Archaelogy), l’organo britannico che promuove e dedica le proprie attività alla conservazione dell’eredità industriale.

La riqualificazione ambientale dell’area di Porto Marghera

Il nome è indicativo di quello che sarà l’utilizzo futuro: il Vega Park di Porto Marghera, infatti, non è altro che il Venice Gateway for Science and Technology, una delle più interessanti riqualificazioni urbane degli ultimi tempi, la quale andrà a interessare una zona industriale che non veniva sfruttata da tanti anni, cercando di far levare sul patrimonio archeologico che è possibile rinvenire da queste parti. Le attività in questione saranno molteplici e si spazierà dal cinema alle nanotecnologie, passando anche per lo sviluppo sostenibile, i beni culturali, la ricerca e sviluppo, la cultura e lo svago.

Il Museo del Forno Fusorio di Tavernole compie dieci anni

Una delle principali valli che possiamo trovare nella provincia di Brescia è la Val Trompia: quest’ultima, idealmente accompagnata nel suo percorso dal fiume Mella, è salita agli onori della cronaca negli anni Settanta e Ottanta, quando venne ribattezzata “Valle d’oro” per le sue industrie molto produttive e proficue. Che fine ha fatto tutto quel patrimonio industriale? Uno degli esempi più interessanti è senza dubbio quello del forno fusorio di Tavernole, il quale da ben dieci anni ha ormai conosciuto una nuova destinazione. Si tratta, infatti, di un museo che viene molto apprezzato dai cultori dell’archeologia industriale, ma non solo, un’occasione importante per coniugare storia e ambiente.

Archeologia industriale: la nuova vita del Gasometro fiorentino

Il Quartiere 4 di San Frediano a Firenze vanta un unico esemplare di archeologia industriale: si tratta dell’ex Gasometro dell’Anconella, un patrimonio che sta molto a cuore all’intero capoluogo toscano. Non è quindi un caso che tale struttura sia divenuta addirittura il tema di un esame per quel che riguarda un corso universitario, vale a dire quello di “Tecnologia dell’architettura e strumenti e metodi della produzione”, il quale fa capo al professor Vincenzo Di Nardo. Che cosa è stato deciso nello specifico? Gli studenti che sono coinvolti avranno il compito di far rivivere letteralmente questo Gasometro, visto che è stato loro richiesto di ridisegnare per interno l’architettura e lo spazio che lo circonda (attualmente quest’ultimo è occupato da un parco), cercando di dar vita a un progetto che possa sfruttarlo al massimo dal punto di vista funzionale.