Roma, le ex Vetrerie Riunite dell’area Ostiense

Uno degli edifici più interessanti dell’area Ostiense a Roma, nei pressi degli ex Mercati Generali, è la sede della facoltà di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre: si tratta di un immobile imponente e prestigioso, anche perché proprio al suo interno sorge il Rettorato, ma cosa era esattamente quest’ultimo in passato? Dove ora si studiano il diritto e le leggi, un tempo sorgeva un’antica fabbrica, quella delle Vetrerie Riunite Angelo Bordoni di San Paolo, ragione per la quale si può parlare a ragione di un perfetto esempio di archeologia industriale, con un riutilizzo più adatto ai tempi moderni. Tale area era molto vasta ed è stato possibile ammirarla in questa veste fino a circa una ventina di anni fa.

Archeologia industriale: le novità del Museo del Tessuto di Prato

La regione Toscana e l’archeologia industriale sono sempre più unite: l’ultima novità in questo senso è rappresentata dal nuovissimo polo museale che è stato da poco allestito a Prato, con tanto di servizi piuttosto innovativi pensati appositamente per i visitatori. Si tratta, nello specifico, del Museo del Tessuto del comune in questione, la cui inaugurazione risale a circa nove anni fa. In aggiunta, non bisogna dimenticare l’ultimo evento di rilievo che aveva coinvolto questa stessa struttura nel corso del 2009, vale a dire l’apertura ufficiale della Biblioteca. Ora, però, si volta pagina e si pensa a un nuovo modo di gestire allestimenti di questo tipo. L’obiettivo principale è quello di attrarre il maggior numero possibile di generazioni. Quali sono i cambiamenti più importanti in tal senso?

Archeologia industriale: le Fornaci Italiane di La Spezia

Se anche Napoleone Bonaparte ha voluto eleggere il Golfo di La Spezia come il più bello al mondo ci sarà un motivo più che valido: eppure, il capoluogo ligure può vantare delle bellezze anche al proprio interno, le quali hanno però finito con l’essere dimenticate o lasciate al loro destino. È il caso dell’antica sede delle Fornaci Italiane, uno splendido esempio di archeologia industriale, un pezzo di storia che in molti sono arrivati addirittura a paragonare a una splendida cattedrale. Questo vecchio stabilimento ha beneficiato del suo massimo fulgore soprattutto all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, quando era necessario come non mai ricostruire una città devastata dagli eventi bellici e l’impianto in questione veniva sfruttato a pieno regime per la produzione di mattoni e laterizi.

Archeologia industriale: la guida ai siti della Toscana

La “Guida all’archeologia industriale della Toscana” è un volume davvero utile per chi volesse conoscere nel dettaglio il patrimonio lasciato dalle industrie nazionali nella regione del nostro paese: si tratta di un’opera di un certo rilievo, soprattutto perché è stata composta da Giuseppe Guanci, senza dubbio uno dei principali conoscitori dell’archeologia industriale italiana, nonché segretario dell’Aipai (Associazione Italiana Patrimonio Archeologico Industriale). Il libro in questione rappresenta un fondamentale vademecum per tutti coloro che volessero conoscere o avvicinarsi al territorio toscano e approfondirne la sua memoria storica e industriale. Il turismo archeologico di questo tipo sta sempre più prendendo piede, quindi una pubblicazione simile non può che risultare utile.

L’archeologia industriale rivaluta la zona del disastro di Marcinelle

Marcinelle, pochi chilometri a sud di Charleroi, miniera Bois du Cazier: questi nomi fanno purtroppo venire in mentre il grave disastro che costò la vita a ben 262 minatori, gran parte dei quali italiani che erano emigrati proprio in Belgio per motivi di lavoro. Ora, però, è possibile associare questo luogo anche a qualcosa di positivo, una straordinaria occasione di incontro in una zona del mondo che presenta un patrimonio archeologico industriale davvero importante e ricco. Il sito industriale in questione, infatti, è stato da tempo fatto oggetto di una riconversione molto interessante, tanto da diventare un vero e proprio museo con tre diverse sezioni che è possibile visitare. Anzitutto, si può accedere allo “Spazio 8 agosto 1956”, con la data del grave incidente che rimane ancora ben impressa nella memoria: in quest’area, vengono ricordati in modo adeguato i minatori che sono periti quasi cinquantasei anni fa.

Archeologia industriale: gli ex Mulini Biondi di Roma

L’area Ostiense di Roma è una vera e propria fucina di reperti dell’archeologia industriale: ma non è soltanto il celebre Gazometro a dominare, ma anche altre strutture che un tempo avevano un utilizzo ben diverso rispetto a quello attuale. L’esempio più importante è quello dei cosiddetti Mulini Biondi, i quali possono essere ammirati al giorno d’oggi come uno dei più interessanti complessi residenziali della Capitale, ma la sua ristrutturazione in tale veste risale al 1908. Il recupero si è reso necessario dopo che nel secondo dopoguerra questa struttura era ormai caduta in disuso e rischiava di terminare miseramente i propri giorni. La funzione moderna prevede diversi servizi e utilizzi, tanto che la gente può ritrovarsi in questo luogo e usufruirne a piacimento. In realtà, sarebbe stato un vero peccato eliminare gli ex Mulini Biondi dal contesto urbanistico in questione: in passato infatti questa zona era destinata a un uso prevalentemente agricolo, con la città che si approvvigionava proprio grazie alle attività che si svolgevano al loro interno.

I cento anni dalla costruzione della Centrale Montermartini

Roma, Via Ostiense: non siamo molto lontani dal quartiere popolare della Garbatella e proprio in questa zona sorge la vecchia Centrale Montemartini, di fronte ai Mercati Generali. Il complesso industriale in questione venne inaugurato esattamente cento anni fa come la prima centrale a energia termoelettrica della città eterna. Il nome deriva dall’assessore al Tecnologico di quegli anni, Giovanni Montermartini, ma la progettazione vera e propria si deve all’ingegnere Puccioni. In quegli anni, le attività industriali di quel tipo proliferavano in maniera abbondante e la capitale non era certo da meno.

Archeologia industriale: a Rieti una stimolante mostra fotografica

I paesaggi dell’archeologia industriale sono al centro della mostra fotografica che è possibile ammirare a Rieti fino al prossimo 28 gennaio presso lo Studio 7 dello Spazio Arte Contemporanea: si tratta di un evento che beneficia degli splendidi scatti di Filippo Maria Gianfelice, e il nome non poteva che essere “Paesaggi industriali”, già di per sé molto evocativo. Di cosa si tratta esattamente? Il progetto di Gianfelice è focalizzato su una serie di fotografie in bianco e nero che raffigurano vari impianti e stabilimenti industriali che non sono usati da tempo o che sono stati lasciati all’abbandono più totale, una prospettiva di sicuro fascino.

Archeologia industriale: a Perugia un’attesa conferenza

La prossima settimana si aprirà in maniera molto promettente per l’archeologia industriale del nostro paese: la giornata del 16 gennaio, infatti, prevede nella propria agenda una conferenza stampa molto importante che si terrà a Perugia e che andrà a riguardare una proposta di legge relativa a tale argomento. L’appuntamento è stato fissato presso Palazzo Cesaroni, uno degli edifici più interessanti del capoluogo umbro, in cui il consigliere regionale Gianfranco Chiacchierini farà conoscere nel dettaglio quali sono i vantaggi di tali norme. Tra l’altro, l’evento sarà impreziosito dalle presenze di autorevoli personalità, quali, in primis, Renato Corvino, storico e professore presso l’Università perugina, nonché numero uno dell’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale (Aipai).

Archeologia industriale: premio Mulino Scoppetta al professor Fontana

Il premio “Mulino Scoppetta” 2011 per l’Archeologia Industriale verrà assegnato a Giovanni Luigi Fontana, proessore di Storia Economica presso l’Università degli Studi di Padova: il riconoscimento, molto prestigioso per questo settore, non è andato a “cercare” un vincitore qualsiasi, ma a una figura di spicco che ricopre anche il ruolo di rappresentante per il nostro paese all’interno del consiglio direttivo del Ticcih (The International Committee for the Conservation of the Industrial Heritage), l’organismo globale più importante per quel che concerne la valorizzazione del patrimonio industriale, così come si può intuire facilmente dalla stessa denominazione.