Chimica industriale: il processo di lisciviazione

Nell’ambito della chimica industriale il processo della lisciviazione consiste essenzialmente nella separazione di uno o di più componenti solubili d auna miscela solida: è l’acqua a svolgere un ruolo determinante in tal senso, ma non sono da meno neanche le soluzioni alcaline, quelle acide e quelle saline (si tratta della cosiddetta estrazione con solvente).

Rivoluzione industriale: il contributo offerto dall’Irlanda

Quando si parla degli sviluppi scientifici che sono stati alla base della Rivoluzione Industriale del XVIII secolo, spesso si dimentica di citare il fondamentale contributo dell’Irlanda: questo paese non ha nulla da invidiare all’Inghilterra, tanto che già nel 1683 si decideva di fondare una società filosofica a Dublino, senza dimenticare le successive istituzioni di società mediche e militari. Non è un caso che, con l’avvicinarsi dell’800, la stessa Dublin Society abbia scelto di dar vita a delle scuole scientifiche, utili e preziose per formare e far insegnare dei docenti altamente qualificati.

Chimica industriale: il Processo Bergius

Il cosiddetto Processo Bergius consiste sostanzialmente nell’idrogenazione dei combustibili, sia quelli solidi (come ad esempio il carbone e le ligniti) che quelli liquidi (in primis i residui della distillazione di oli minerali e bitumi): il nome di questa operazione, molto diffusa nell’ambito della chimica industriale, deve il suo nome al tedesco Friedrich Bergius, Nobel per la chimica nel 1931, il quale la ideò nel lontano 1910. La prima parte di questo processo si svolge soprattutto in fase liquida. Il carbone, dopo essere stato ben lavato per ridurre al minimo il suo tenore in sostanze minerali, viene macinato in maniera molto fine e la sua polvere è poi sospesa in oli pesanti, i quali possono anche essere dei residui di una precedente idrogenazione.

Chimica industriale: come si ricavano gli oli siccativi

Gli oli siccativi sono quegli oli gliceridi che caratterizzano la chimica industriale e che presentano in maniera spiccata il fenomeno della siccavitazione. In pratica, si tratta del fenomeno che consiste nell’assorbimento da parte degli oli di ossigeno senza alcun tipo di irrancidimento. Questi elementi, inoltre, si caratterizzano per i loro acidi grassi, con tanto di doppi legami, non necessariamente coniugati tra loro. I principali oli siccativi sono quasi tutti ricavati dai semi, vale a dire quello di legno di Cina, quello di lino, di noce (ricavato in particolare dai frutti), di oiticica, l’olio di papavero e l’olio di perilla.

La deidrogenazione dei depositi galvanici sui metalli

La deidrogenazione è un’operazione tipica dell’industria metallurgica: in effetti, essa consiste essenzialmente nella liberazione dei depositi galvanici sui metalli dall’idrogeno assorbito nel corso dell’elettrolisi. Questo stesso idrogeno conferisce una notevole fragilità allo strato in questione. Con tale processo, inoltre, si ridona una elasticità molto importante al ricoprimento galvanico stesso, conferendo inoltre una maggiore resistenza alla corrosione. Per riuscire a ottenere la deidrogenazione, è necessario che i pezzi zincati e quelli cadmiati vengano trattati in un forno alla temperatura di 180-190 gradi per un paio di ore al massimo.

Chimica industriale: l’importanza dei siliconi

I siliconi possono essere identificati come prodotti a elevato peso molecolare ottenuti da composti organici del silicio. La loro grande importanza industriale, soprattutto dal punto di vista pratico-applicativo, è dovuta al loro carattere idrofobo, alle eccellenti proprietà dielettriche, nonché alla resistenza al calore, agli agenti ossidanti e a quelli idrolizzanti. I siliconi, inoltre, sono posti in commercio con i nomi di Plastite, Polybond, Rhodorsil e Silastic, sotto forma di resine, oli e elastomeri. Gli oli, in particolare, sono sfruttati in ambito elettrotecnico per la costanza delle proprietà elettriche da -80 a +700 gradi (dielettrici fluidi) e vengono anche usati come lubrificanti, antiadesivi, antischiumogeni e mezzi idrofobi.

Chimica industriale: le varie tipologie di giallo

Nella chimica industriale il termine “giallo” si può utilizzare per molte soluzioni ed elementi: il primo che viene in mente è il giallo cadmio. In pratica, si tratta di solfuro di cadmio e viene preparato attraverso una opportuna azione di acido solfidrico su una soluzione di un sale di cadmio. In natura, esso si può trovare nel minerale che è meglio conosciuto con il nome di greenockite. Tra le caratteristiche principali che vale la pena menzionare figura senza dubbio la presentazione in cristalli rossi o gialli a seconda delle condizioni di precipitazione.

Chimica industriale: l’estrazione commerciale dell’amido

Tutti conosciamo l’amido come un elemento molto importante dal punto di vista alimentare e nutritivo, soprattutto a causa del suo apporto di carboidrati all’organismo animale. Ma esso deve molto anche alla chimica industriale: in effetti, l’estrazione commerciale dell’amido risulta essere conveniente solamente se viene praticata su certi vegetali, come ad esempio il grano, la patata, l’avena, la tapioca e il riso. La procedura classica e consueta di estrazione consiste nell’andare a pulire la parte della pianta che interessa, quindi si procede con la successiva triturazione, il lavaggio, il setaccio e infine il filtraggio e la macinazione. L’amido preparato in questa maniera si presenta come una sorta di polvere bianca e a occhio nudo non è possibile distinguere quella che è la provenienza dal punto di vista botanico.

Chimica industriale: tutti gli utilizzi dei bitumi

Per definire i bitumi ci si può rifare a quanto affermato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr): quando viene impiegato per usi stradali, si tratta di miscele di idrocarburi e i loro derivati non metallici, di origine naturale o derivati dai petroli o dalle rocce, completamente solubili in solfuro di carbonio e dotati di capacità leganti. I bitumi possono essere distinti in “naturali” (impregnanti rocce, sabbie o carboni, oppure presenti sulla superficie terrestre sotto forma di affioramenti, vene e laghi) e “bitumi di petrolio” (si separano dai petroli stessi per semplice esposizione all’aria o per mezzo di una distillazione frazionata). Comunque, si ritengono tutti originati dal petrolio. I bitumi hanno un colore nero o bruno-nerastro, l’aspetto lucido, resinoso o opaco, con l’odore di petrolio che può essere presente o meno.

Chimica industriale: l’utilizzo del renio

Il renio è uno degli elementi metallici più rari per quel che riguarda la chimica industriale: il numero atomico è 75, il simbolo è invece Re, mentre bisogna ricordare che la scoperta si deve ai due coniugi Ida e Walter Noddack, i quali consentirono al mondo di conoscere le proprietà in questione a partire dal 1925. Ancora oggi, comunque, la produzione annua mondiale del renio metallico può essere valutata in quantità non proprio elevate, vale a dire qualche chilogrammo. Esso, insieme alle sue leghe, inoltre, trovano delle applicazioni pratiche piuttosto limitate per quel che concerne la fabbricazione dei pennini delle penne stilografiche, le termocoppie per le temperature più alte, i catalizzatori, le punte dei contatti elettrici, i supporti per i cuscinetti in strumenti di precisione e altro ancora.